Legge elettorale, la Consulta ha cancellato il Porcellum

La Corte costituzionale ha cancellato l’attuale legge elettorale, il cosiddetto Porcellum di Calderoli, dichiarandola incostituzionale in due punti: quello in cui non permette l’espressione di preferenze e quello in cui assegna un premio di maggioranze sostanzioso a prescindere dal divario di voti fra i partiti o le coalizioni.

Era iniziata la mattina camera di consiglio tra i 15 giudici della Consulta per avviare l’esame delle questioni di costituzionalità sollevate sulla legge elettorale, a partire dall’ammissibilità dei quesiti posti.

Stamattina si riteneva che la Corte potesse concedere ancora un po’ di tempo al Parlamento, per provare a uscire dalle secche dello stallo sulla riforma. E ai partiti l’occasione di evitare di venire travolti dalla «rabbia» dei cittadini che, avverte il presidente del Senato, Pietro Grasso, rischia di riversarsi su di loro.

«In una democrazia parlamentare rappresentativa la forma più alta di esercizio della sovranità è la partecipazione elettorale: non è ammissibile che proprio le leggi elettorali siano sottratte al controllo di costituzionalità. Se così fosse l’Italia non sarebbe uno Stato di diritto». E «se le leggi elettorali non sono impugnabili si autorizzano colpi di Stato legali». È quanto sottolinea l’avvocato Felice Carlo Besostri, che sostiene le ragioni dei ricorrenti contro il cosiddetto Porcellum di fronte alla Consulta.

 

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