Decadenza Berlusconi: voto in Senato alle ore 17

Al Senato è il giorno del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, dopo la condanna nel processo Mediaset, sulla base della legge Severino.

Il voto dell’Aula anticipato alle 17. Il presidente del Senato, Pietro Grasso ha letto in aula i tempi delle dichiarazioni di voto e delle votazioni sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Le dichiarazioni di voto, in diretta tv, si terranno a partire dalle 15.30, mentre la votazione è prevista per le 17, anticipata, quindi, rispetto alle 19 attese in un primo momento. 

Scontato il sì, con i voti di Pd e 5 Stelle. Forza Italia e Nuovo centrodestra voteranno contro. In mattinata nell’Aula del Senato sono state presentate, da parte del centrodestra, 6 questioni pregiudiziali e 7 ordini del giornoin difformità della relazione della Giunta per le immunità che è a favore della decadenza di Berlusconi.

L’Aula ha respinto le questioni pregiudiziali sulla decadenza di Berlusconi. Il voto è avvenuto per alzata di mano.

Bondi attacca i senatori a vita. «Chiedo ai colleghi senatori – ha attaccato Sandro Bondi in aula – se ritengono opportuno e accettabile se coloro che sono stati di recente nominati senatori a vita che non si sono contraddistinti per una loro presenza fattiva siano oggi presenti per un voto come questo sulla decadenza del leader del centrodestra italiano». Dopo il suo intervento è iniziata una serie di interventi sul tema. Maurizio Gasparri ha stigmatizzato come Renzo Piano «non sia mai venuto in Aula. Si vergogni!».

 
La seduta è partita con la relazione della Giunta delle elezioni e immunità sul caso dell’elezione di Berlusconi in Molise. Nel corso della seduta, per bocca di Francesco Nitto Palma, Forza Italia ha chiesto di riesaminare la questione del voto palese sulla decadenza di Berlusconi. «Bisogna evitare che con questo voto ci si macchi di una palese violazione della Costituzione. Chiedo formalmente che venga reinvestita la giunta del regolamento di questa questione», ha detto l’esponente di Forza Italia.

Grasso: no al voto segreto. La Giunta per il Regolamento del Senato il 30 ottobre ha stabilito che per casi di non convalida dell’elezione il voto fosse palese perché a tutela della composizione del plenum e non sulla persona. Non ci sono novità per riaprire ora il dibattito. Il presidente Grasso ha risposto così a FI che torna a chiedere il voto segreto sulla decadenza di Berlusconi.

«La Giunta per il Regolamento del Senato – spiega Grasso intervenendo in Aula in risposta ai senatori di FI e Psi che tornano a chiedere il voto segreto – ha stabilito che nei casi di mancata convalida dell’elezione di qualcuno, sugli ordinidel giorno presentati in difformità dalla relazione della Giunta, ci sia il voto che si prevede per la generalità dei casi», cioè palese. Questo genere di voto, osserva ancora Grasso, «è una prerogativa dell’organo parlamentare a tutela della propria composizione. Non sono votazioni riguardanti le persone».

Il presidente del Senato ha ricordato quindi che si tratta comunque della «prima applicazione della legge Severino in Parlamento» e che al momento «non ci sono elementi di novità per riaprire ora la discussione» sul tema del voto segreto. Il richiamo al regolamento fatto da Elisabetta Maria Casellati e da Francesco Nitto Palma (FI), «non è dunque accoglibile».

Berlusconi affila le armi. Il Cavaliere ha convocato per oggi una manifestazione davanti a Palazzo Grazioli contro quello che definisce «un omicidio politico». «Io – ha aggiunto ieri – non ho intenzione di andarmene, ma continuerò a difendere la libertà». E ha confermato l’intenzione di voler andare all’attacco di tutto e tutti: nel mirino, oltre al Pd che a suo dire riesce a eliminarlo politicamente solo attraverso le procure, c’è l’ex delfino Angelino Alfano e, per la prima volta così apertamente, anche Giorgio Napolitano. Segno che la tregua sta per finire.

Al capo dello Stato il Cavaliere, così come tutto il gruppo di Forza Italia, chiede che ci sia una presa d’atto formale di una nuova maggioranza: noi siamo all’opposizione, il Quirinale non può fare finta di nulla e non rimandare il governo alle Camere per un voto di fiducia. Se ciò non dovesse avvenire il Capo dello Stato verrebbe meno alla suo ruolo super partes diventando regista di un’operazione politica.

Un ragionamento condiviso dai parlamentari azzurri riuniti oggi alla Camera per certificare l’addio al governo, annunciato poi dai due capigruppo al presidente della Repubblica ed al premier in una telefonata. La richiesta degli azzurri però è destinata a cadere nel vuoto visto che il Colle, dopo un incontro con lo stesso presidente del Consiglio, ha fatto sapere che la verifica ci sarebbe stata con il voto di fiducia alla legge di stabilità, su cui il governo ha incssato il sì martedì sera. Una presa di posizione che non piace agli azzurri pronti ad alzare le barricate. Iniziando con la piazza di oggi.

Lì, davanti alla residenza romana di Berlusconi, a pagare il conto più salato sarà però l’ex segretario del Pdl. Ciò che tutti si aspettano è infatti che domani il Cavaliere dal palco della manifestazione organizzata davanti palazzo Grazioli punti il dito contro il ministro dell’Interno additandolo come “traditore”. Una definizione circolata spesso, ma mai pronunciata direttamente e in pubblico. Ma a far traboccare il vaso, si osserva dalle parti di via del Plebiscito, sono state le parole pronunciate oggi dallo stesso Alfano che ha imputato a Forza Italia il tentativo – sbagliato – di «sabotare Letta».

La tensione è alle stelle tanto che nel pomeriggio l’ex capo del governo aveva anche valutato di prendere qualche ora di riposo lontano da Roma. L’idea era di passare la serata ad Arcore con la famiglia per far rientro domani nella Capitale. Appuntamento rimandato a domani, subito dopo il comizio, saltando così l’appuntamento con il salotto di Bruno Vespa dove, in diretta, avrebbe commentato l’esito del voto di decadenza. A rendere nota la rinuncia a Porta a Porta è stato lo stesso Vespa che ha parlato di «pressioni della famiglia» che lo avrebbero indotto al rientro ad Arcore.

Il comizio del Cavaliere. Resta confermato, ovviamente, il comizio dove ad attenderlo nel pomeriggio ci sarà il popolo azzurro chiamato a raccolta davanti la sua residenza. Una scaletta della manifestazione non c’è ed al momento l’idea è quella di farlo intervenire a metà pomeriggio per oscurare, anzi, snobbare il voto di palazzo Madama. La strategia, nonostante la rinuncia a Porta a Porta, non cambia però e prevede, magari nei prossimi giorni, una «rappresaglia» mediatica per denunciare «l’omicidio politico».

Berlusconi: la manifestazione di oggi è solo l’inizio. «La manifestazione di domani – avverte Berlusconi – è solo l’inizio. Io non ho intenzione di andarmene ma continuerò a difendere la libertà». Nessun passo indietro dunque nonostante la preoccupazione, ripetuta anche ai parlamentari azzurri, di finire immediatamente nel mirino delle procure: «Mi hanno detto che c’è una gara di velocità tra i pm di Milano e Napoli su chi riesce prima ad agguantarmi».

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *