Berlusconi: no alle dimissione mi facciano decadere

«Non mi dimetto prima, non ci penso nemmeno. Aspetterò che votino. Che si assumano la responsabilità di una cosa di cui si dovranno vergognare per sempre». Silvio Berlusconi parla a pochi, forse a quattro giorni dal verdetto sulla decadenza in Senato e lo fa in un’intervista esclusiva al direttore de Il Mattino, Alessandro Barbano.

«Il colpo segreto». Se sfiderò Matteo Renzi? «Questo dipenderà dalla decadenza. O forse dalla revisione», sottolinea. E se non sarà possibile una sfida diretta con il sindaco di Firenze («un comunicatore eccezionale»), «abbiamo un colpo segreto», annuncia. Ma non sarà sua figlia Marina: «Non voglio assolutamente che mia figlia entri in politica. Non voglio che, in un Paese in cui la magistratura è diventata un contropotere dello Stato, lei subisca ciò che ho subito io».

La manovra. Il voto anticipato? «Perchè mai si dovrebbe tornare al voto? Il governo non ha forse raggiunto una maggioranza in grado di reggere, anche se noi passeremo all’opposizione?», spiega quindi Berlusconi. Ma aggiunge: «A meno che non prevalgano nel Pd volontà di fa cadere il governo…». «L’ ho detto e lo confermo. Il voto di decadenza è il punto di non ritorno oltre il quale ci regoleremo soltanto in base all’esame dei contenuti della finanziaria». Vuol dire che non la voterete? «Vuol dire che non la conosco. E come me neanche gli italiani. Spero che almeno nelle prossime ore i nostri senatori possano studiarla».

La scissione Pdl-Fi. «Nessuna frattura è insuperabile. Se dovessero capire di aver commesso un errore, noi saremmo tutti lieti di un ritorno all’unità», dice inoltre a proposito di Angelino Alfano e del Nuovo centro destra. I sondaggi, spiega il Cavaliere, dicono che la scissione non è stata compresa dall’elettorato. Gli ultimi sono di due giorni fa, e dimostrano che anche il nostro elettorato fa fatica a comprenderne le ragioni, se è vero e non ho motivo di dubitare di Euromedia che Forza Italia è al 20,1 per cento e la nuova formazione al 3,6».

L’agibilità politica. «Sfido chiunque a dire che in questi mesi di coabitazione non abbiamo dimostrato un atteggiamento di sincera apertura e prudenza. Che cosa ce n’è venuto? La decadenza», dice il Cavaliere che spiega: nell’esperienza delle larghe intese «abbiamo dato molto e non abbiamo ricevuto in cambio nulla». Che cosa si sarebbe aspettato? «Un riconoscimento del mio ruolo e un’agibilità politica che ogni cittadino di buon senso e di buona fede concederebbe a un alleato».

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