Papa: ‘Chiesa vicina famiglie in crisi e a separati’

“La comunità-famiglia” che “non è la somma delle persone che la costituiscono” ma “il centro naturale della vita umana” “chiede di essere riconosciuta come tale, tanto più oggi, quando prevale la tutela dei diritti individuali”. Lo ha detto il Papa ricevendo i partecipanti alla XXI plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. “La famiglia si fonda sul matrimonio. Attraverso un atto d’amore libero e fedele, gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi”. “Proponiamo a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo”, “per questo ci avviciniamo con attenzione e affetto alle famiglie in difficoltà”, “per tanti motivi sofferenti”, “ai coniugi in crisi e a quelli ormai separati. A tutte vogliamo stare vicino”.
Confessatevi a 4 occhi, no seduta psichiatra né tortura – “Alcuni dicono: ‘Ah, io mi confesso con Dio’. Ma è facile, è come confessarti per e-mail, no? Dio è là lontano, io dico le cose e non c’è un faccia a faccia, non c’è un quattr’occhi. Paolo confessa la sua debolezza ai fratelli faccia a faccia. Altri: ‘No, io vado a confessarmi’ ma si confessano di cose tanto eteree, tanto nell’aria, che non hanno nessuna concretezza. E quello è lo stesso che non farlo”. Lo ha detto papa Franceco nell’omelia della messa a Santa Marta di questa mattina commentando un brano di San Paolo. “Confessare i nostri peccati – ha spiegato il Papa secondo quanto riferisce la Radio Vaticana – non è andare ad una seduta di psichiatria, neppure andare in una sala di tortura: è dire al Signore ‘Signore sono peccatore’, ma dirlo tramite il fratello, perché questo dire sia anche concreto. ‘E sono peccatore per questo, per questo e per questo'”. “Concretezza, onestà e anche – ha soggiunto Papa Francesco – una sincera capacità di vergognarsi dei propri sbagli: non ci sono viottoli in ombra alternativi alla strada aperta che porta al perdono di Dio, a percepire nel profondo del cuore il suo perdono e il suo amore”. Qui il Papa indica chi imitare, i bambini: “I piccoli hanno quella saggezza: quando un bambino viene a confessarsi, mai dice una cosa generale. ‘Ma, padre ho fatto questo e ho fatto questo a mia zia, all’altro ho detto questa parola’ e dicono la parola. Ma sono concreti, eh? Hanno quella semplicità della verità. E noi abbiamo sempre la tendenza di nascondere la realtà delle nostre miserie. Ma c’è una cosa bella: quando noi confessiamo i nostri peccati come sono alla presenza di Dio, sempre sentiamo quella grazia della vergogna. Vergognarsi davanti a Dio è una grazia. E’ una grazia: ‘Io mi vergogno’. Pensiamo a Pietro quando, dopo il miracolo di Gesù nel lago: ‘Ma, Signore, allontanati da me, io sono peccatore’. Si vergognava del suo peccato davanti alla santità di Gesù Cristo”.

 

 

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