La Procura avvia un’indagine per un conto segreto di Bersani

È arrivata a Roma la lunghissima inchiesta bolognese che riguarda un conto corrente intestato all’ex leader del Pd, Pierluigi Bersani, e alla sua segretaria Zoia Veronesi. La procura emiliana ha trasmesso gli atti a piazzale Clodio e il capo dei pm Giuseppe Pignatone ha aperto un fascicolo ancora senza indagati. La questione ha origine da una denuncia di Enzo Raisi, deputato di Fli, che nel 2010 ha presentato una serie di esposti su alcune attività della Regione Emilia-Romagna. Veronesi ci finisce dentro, viene sentita dai magistrati come indagata per truffa, per un incarico che avrebbe dovuto ricoprire in Parlamento e che invece non avrebbe svolto.

Spiega di essere una dipendente regionale con orario di lavoro di 36 ore, e aggiunge che «nel tempo libero e nei weekend» fa quello che le pare, visto che è tutta attività gratis. Racconta poi che Bersani, con cui lavora da 20 anni, quando è diventato segretario Pd le ha chiesto se era disponibile a lavorare con lui. E lei ha accettato, dopo aver annunciato, il 28 gennaio 2010, le dimissioni dalla Regione. Risponde anche sul conto corrente, dicendo che è tutto in regola. L’inchiesta, però, va avanti. Ora il fascicolo è stato inviato a Roma perché, sul conto dell’agenzia del Banco di Napoli della Camera, sarebbero confluiti nell’arco di molti anni contributi privati. E nei prossimi giorni, la procura di piazzale Clodio delegherà la Guardia di finanza, per fare gli accertamenti e verificare il rispetto delle leggi che disciplinano il finanziamento alla politica.

LA STORIA
La notizia del conto “incriminato” sarebbe emersa dagli atti con i quali viene comunicata la chiusura dell’inchiesta nei confronti della Veronesi. In quel fascicolo – il cui titolare è il pm Giuseppe Di Giorgio, con il coordinamento del procuratore aggiunto Valter Giovannini – la donna è indagata per truffa. Oltre a Veronesi, l’avviso è stato notificato anche a Bruno Solaroli, ex capo di gabinetto di Vasco Errani, già parlamentare e sindaco di Imola. Gli investigatori si sono imbattuti nel conto corrente quando hanno chiesto alle banche gli estratti conti di Veronesi. La donna, su incarico della Regione guidata da Vasco Errani avrebbe avuto il ruolo di «raccordo con le istituzioni centrali e il Parlamento».

Una posizione istituita dalla Regione il 27 maggio 2008, poco dopo la caduta del governo Prodi, e soppressa nel settembre 2010. Per l’accusa, però, più che per la Regione avrebbe lavorato per il Pd. E l’ammontare del raggiro sarebbe stato di 140.000 euro lordi.

Il conto corrente monitorato dalla magistratura è stato aperto nel 2000 ed è stato alimentato con più versamenti per una somma complessiva che si aggira sui 450 mila euro. La notizia è stata immediatamente commentata dall’ex segretario Bersani. «Bastano poche ore per accertare che tutti i contributi che sono confluiti su quel conto – ha spiegato – sono stati registrati e dichiarati alla Camera». L’avvocato Paolo Trombetti, che difende Veronesi, ha aggiunto: «Come la mia assistita ha chiarito si tratta di un conto sul quale sono affluiti versamenti inerenti l’attività politica di Bersani e che è stato alimentato con contributi pienamente regolari. Niente di illecito».

 

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