Berlusconi dice si ai decreti sull’Iva e sull’Imu poi al voto

Il Pd ha violato i patti, ma noi diremo sì ai decreti su Iva e Imu e poi si andrà al voto. E’ la linea tracciata da Silvio Berlusconi nel corso della riunione dei gruppi del partito.

La decisione di far dimettere i ministri è stata mia, ha detto poi Berlusconi. «Ho deciso da solo nella notte perché gli italiani non capivano come facevamo a stare al governo con la sinistra se i nostri deputati si erano dimessi», ha aggiunto l’ex premier.

«Dobbiamo restare uniti, non dobbiamo dare all’esterno l’impressione che sta dando il Pd, i panni sporchi si lavano in casa. Quello che hanno fatto i ministri lo hanno fatto in buona fede ma abbiamo
chiarito tutto», ha continuato il Cavaliere. Dobbiamo spiegare agli italiani le nostre ragioni. Forza Italia non è un movimento di estremisti, ha sostenuto ancora Berlusconi.

Il Pd ha violato i patti, ma noi diremo sì ai decreti su Iva e Imu e poi si andrà al voto. Durante la riunione dei gruppi del Pdl, Berlusconi è tornato poi a prendersela con i suoi alleati di governo, Letta e il Pd per non aver rispettato gli impegni presi su Iva e Imu. Il Cavaliere indica quindi la sua road map: subito il varo della legge di stabilità e poi mantenere le promesse su Imu e Iva, infine tornare alle urne.

Alcuni magistrati sono un cancro della democrazia, è stato poi il tradizionale attacco violento ai magistrati. L’ex premier avrebbe puntato poi di nuovo il dito contro Magistratura Democratica bollata ancora una volta come una società segreta di cui non ci conoscono gli iscritti. In altri Paesi le toghe non hanno questo strapotere, avrebbe sottolineato Berlusconi. Per i giudici di Md c’è democrazia solo se la sinistra è al potere. Hanno fatto piazza pulita dei partiti democratici, ha sostenuto il Cavaliere.

Hanno usato la retroattività della legge Severino per allontanarmi dalla vita politica,è una cosa mai vista. Si tratta di una duplice situazione antidemocratica se unita alla magistratura politicizzata. Così vogliono eliminare dalla scena il leader dei moderati, ha detto ancora l’ex premier.

Intanto i ministri del Pdl Angelino Alfano, Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello si sono dimessi. Ma è durissima intanto la polemica dei ministri berusconiani contro Il Giornale, quotidiano della famiglia del Cavaliere. Alfano, De Girolamo, Lorenzin, Lupi e Quagliariello hanno risposto all’editoriale del direttore Alessandro Sallusti, che li accusa accomunandoli a «quel genio di Fini». «Se il metodo Boffo ha funzionato con qualcuno, non funzionerà con noi. Non abbiamo paura», hanno detto i minstri. Immediata la replica di Sallusti: «Ho già pagato con la detenzione squallide minacce alla libertà di espressione».

La polemica è un altro segno della spaccatura nel Pdl di fronte alla quale Berlusconi, tornato stamattina a Roma, sta incontrando i vertici del partito e gli stessi ministri e nel pomeriggio vedrà alla Camera i parlamentari per decidere come comportarsi in vista del voto sulla fiducia al governo che il premier Enrico Letta chiederà mercoledì.

Questa la dichiarazione integrale sottoscritta da Alfano, De Girolamo, Lorenzin, Lupi, Quagliarello, in merito a quanto pubblicato oggi, su Il Giornale: «E’ bene dire subito al direttore de Il Giornale, per il riguardo che abbiamo per la testata che dirige e una volta letto il suo articolo di fondo di oggi, che noi non abbiamo paura. Se pensa di intimidire noi e il libero confronto dentro il nostro Movimento politico, si sbaglia di grosso».

«Se intende impaurirci con il paragone a Gianfranco Fini – si legge ancora nella nota – sappia che non avrà case a Montecarlo su cui costruire campagne. Se il metodo Boffo ha forse funzionato con qualcuno, non funzionerà con noi che eravamo accanto a Berlusconi quando il direttore de Il Giornale lavorava nella redazione che divulgò la l’informazione di garanzia al nostro presidente, durante il G7 di Napoli, nel 1994».

Sallusti: neanche io ho paura. «Sono allibito, neppure io ho paura – ha replicato Sallusti -. Ho già pagato con la detenzione squallide minacce alla libertà di espressione. Punto».

«Una crisi che appare irresponsabile provocare non solo per le sue ripercussioni economiche, ma per le ricadute sulla credibilità dell’intera classe politica italiana». È quanto scrive l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede in un articolo dal titolo: «L’Italia costretta a uno nuova crisi politica». «Il timore – scrive il giornale vaticano – è che il tessuto condiviso di regole sul quale si basa ogni convivenza civile, lacerato nel corso di questi anni da un confronto politico esasperato, rischi di uscire definitivamente compromesso da una chiamata permanente allo scontro». «E solo sullo sfondo, purtroppo – aggiunge – rimangono i problemi irrisolti della disoccupazione e delle scarse risorse a disposizione, per esempio, degli enti locali, alcuni dei quali hanno denunciato proprio in questi giorni di essere sull’orlo del collasso finanziario».

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