Congedi per il bebè da tre a undici mesi
Per i genitori anche “permessi” in contemporanea. La normativa
Terminato il periodo della cosiddetta maternità obbligatoria, durante il quale la madre deve assentarsi dal lavoro, e che può essere di tre mesi dopo la data effettiva del parto, o quattro mesi nel caso in cui sia stata scelta la “maternità flessibile”, la donna può scegliere: 1) di tornare al lavoro; 2) di restare ancora a casa per qualche altro periodo. Ovviamente quando si parla di parto si intende anche l’adozione e l’affidamento preadottivo del bambino.
Congedo parentale
Se si resta a casa si ha diritto al cosiddetto congedo parentale (in parte indennizzato dall’Inps), che dipende da una scelta personale non obbligatoria. Il congedo può avere differenti tetti massimi a seconda della persona che lo chiede e del tipo di attività svolta da chi aziona il diritto e dal coniuge. La durata massima è stabilita dalla legge e si sostanzia in un periodo compreso tra il minimo di 3 e il massimo di 11 mesi. Il congedo viene riconosciuto anche se l’altro genitore è una persona casalinga oppure un lavoratore non subordinato.
Durata dei congedi per mamma e papà
La situazione è la seguente: a) la mamma lavoratrice autonoma o parasubordinata ha un congedo massimo di 3 mesi entro l’anno (e non otto) di vita del bambino; a) la mamma lavoratrice dipendente ha diritto da sola a 6 mesi di congedo; b) il papà lavoratore dipendente ha diritto da solo a 7 mesi; c) per entrambi i genitori che richiedono il congedo il tetto è 10 mesi: in questo caso 6 + 7 fa 10 e non tredici; d) per entrambi i genitori che richiedono il congedo il tetto sale a 11 mesi, nei casi in cui il papà chiede per sé il massimo “maschile” di 7 mesi; in questa ipotesi 6 + 7 fa 11; e) il genitore solo ha diritto al congedo di 10 mesi.
Quanto conta lo status lavorativo
Come si vede stabilire la durata dei congedi dei due genitori non è proprio semplice. Se poi deve essere applicata in concreto sulla base dello status lavorativo delle persone la questione diventa supercomplessa. Proviamo a dipanare la matassa e a vedere le varie combinazioni che possono verificarsi tra moglie e marito nei confronti del figlio. In questo modo ognuno degli interessati può avere il quadro della situazione e sapere in anticipo la quantità di assenze che può chiedere in azienda. A – Madre e padre lavoratori dipendenti: massimo cumulato di 10 mesi, che sale a 11 se l’uomo chiede 7 mesi di congedo: in questa seconda ipotesi la donna non può chiedere per sé più di 4 mesi. B – Madre casalinga e padre lavoratore dipendente: massimo 7 mesi, riconosciuti solo all’uomo. C – Madre lavoratrice autonoma e padre lavoratore dipendente: massimo 10 mesi, suddivisi in 3 mesi per la donna e 7 mesi per l’uomo (tutti e due hanno diritto al proprio massimo). D – Madre lavoratrice dipendente e padre lavoratore autonomo o casalingo: massimo 6 mesi riconosciuti solo alla donna, in quanto l’uomo non ha alcun diritto. E – Genitore solo: massimo 10 mesi. I due genitori possono avere il congedo in contemporanea tra loro, ovviamente consumando ognuno la quota personale a disposizione. E il marito può chiedere il congedo anche mentre la moglie è in maternità obbligatoria.
La domanda
Il congedo parentale deve essere preannunciato in azienda almeno 15 giorni prima, consegnando il certificato di nascita (o dichiarazione sostitutiva) del bambino e una dichiarazione di responsabilità dell’altro genitore di cui risulti se ha avuto egli stesso altri periodi di congedo per lo stesso figlio e quali, ovvero se non ne ha diritto. I genitori adottivi e affidatari devono presentare lo stato di famiglia con l’inserimento del bambino e il provvedimento di adozione o affidamento.