Il Pd ancora non ha scelto le regole per il Congresso
Unanimismo addio. Il Pd salta sulle regole. Il congresso divide i vertici e alla fine della direzione slitta anche il voto. Momento delicato, la sentenza Mediaset pesa come un macigno sui destini del governo e del partito che rinvia le sue scelte a dopo la decisione dei giudici della Cassazione. Il nodo delle regole è però arrivato al pettine. La separazione delle carriere tra segretario e premier è il primo scoglio che divide i renziani dai vertici. Ieri però il tappo è saltato sulla platea che dovrà scegliere il successore di Epifani.
«Primarie aperte per il premier, ma sia il congresso a decidere le modalità di elezione del leader del partito». Poi, in serata, intervenendo alla festa dell’Unità,Guglielmo Epifani prova a placare il malumore dei renziani e ammette che la platea per la scelta del segretario «non può essere solo di iscritti perché sono troppo pochi» e aggiunge: «Nessuno può impedire a nessuno di candidarsi alla guida del partito e domani alla guida del governo». Questo, però, non vuol dire che le primarie saranno aperte a tutti. «Voteranno gli iscritti e tutti coloro che, scrivendo una carta di sostegno al partito, vogliono votare il segretario del Pd. Certo, non faremo votare chi è in un altro partito» taglia corto Epifani. Che torna sull’opportunità di fare un «tagliando» al governo dopo il caso Shalabayeva, definisce «inammissibile» lo stop del Parlamento per la sentenza Mediaset e assicura che in caso di condanna definitiva all’interdizione dei pubblici uffici per il Cavaliere, saranno rispettate le decisioni della Cassazione: «Il Parlamento non potrà fare altro che rendere applicabile la sentenza».