Letta alla Lega: Maroni risolva o sarà scontro totale
L’insulto del senatore Roberto Calderoli fa proseliti tra i leghisti. «Qui a essere offeso è l’orango, non il ministro Cecile Kyenge», è la triste uscita dell’assessore veneto Daniele Stival. E’ così per tutto il giorno, un rincorrersi di volgarità e attacchi che arrivano fino al presidente della Repubblica e impongono a Enrico Letta un ultimatum al Carroccio: «Maroni chiuda questa pagina o sarà scontro totale». Ma la Lega tira dritto: Calderoli non si dimette, le scuse al ministro bastano e avanzano, e il caso Kyenge offre l’occasione per cavalcare il cavallo di battaglia dell’immigrazione. Lei stessa, però, chiede un passo in più: «Le dimissioni non le chiedo io, questo non è un punto che mi riguardo. Io pongo un’altra questione, una riflessione di chi riveste una carica pubblica».
LA TELEFONATA
Una settimana fa il presidente del Consiglio era a Monza, territorio della Lega, per sostenere il governatore Roberto Maroni nella grande sfida dell’Expo. Un appoggio che ora vacilla, dopo l’infelice uscita di Calderoli. «Ciò che sta succedendo è un’altra pagina vergognosa nel nostro Paese su questi temi, l’Italia oggi è presente sulla stampa estera per questa vicenda: è una vergogna che fa male all’Italia», afferma Letta. Che avverte: «Faccio appello a Maroni, leader della Lega, perché chiuda questa pagina rapidissimamente, altrimenti si entra in una logica di scontro totale che non serve a lui, non serve a nessuno, non serve al Paese. E’ una pagina insostenibile, a Maroni rivolgo un appello sincero privo di strumentalizzazioni». Nel frattempo i vertici del Carroccio si riunivano in via Bellerio per concordare la linea. Che è di appoggio totale a Calderoli. Vero, la frase nei confronti della Kyenge è stata «un’intemperanza», tuttavia il vicepresidente del Senato ha chiarito la questione «con una telefonata alla diretta interessata». Perciò va bene così. Anche perché spesso, ricorda il leghista Sergio Divina, la politica usa questo tipo di linguaggio: «Il figlio di Bossi forse non si scrollerà mai più di dosso il soprannome di Trota». La Lega serra le file ed è lo stesso leader Maroni a fare scudo al senatore. «Calderoli ha sbagliato, non si devono mai insultare le persone – sottolinea – Ha riconosciuto l’errore e si è scusato sia pubblicamente che personalmente con la ministra Kyenge. Io ho chiamato Letta perché mi hanno sorpreso le sue minacce di ritorsione sull’Expo. Gli ho detto che per me il caso è chiuso. Ora però basta alimentare polemiche». Utili «forse a coprire il rumore di altre questioni che vedono il governo direttamente coinvolto», aggiunge il governatore. Insomma, la vicenda Calderoli-Kyenge sarebbe una montatura «per distogliere l’attenzione dalla scandalosa deportazione della piccola Adua in Kazakistan». E così la teoria del vicepresidente del Senato ottiene il timbro ufficiale della segreteria politica del Carroccio.