Dopo la data fissata dalla cassazione scatta l’ira del Pdl
Stop ai lavori in Parlamento o cade il governo. Dopo le polemiche scatenate ieri, il Pdl paventa la crisi e chiede la sospensione di un giorno dei lavori parlamentari (erano tre ma i no secchi di Lega e Pd hanno indotto la frenata) «per riunirsi e decidere il da farsi». Una protesta messa in atto in seguito alla decisione della Cassazione di accelerare il processo Mediaset che vede imputato Silvio Berlusconi, anticipando l’udienza al 30 luglio. Il Senato ha votato sì allo stop e ora si attende la decisione della Camera. La Corte Suprema, dal canto suo, sottolinea che evitare la prescrizione è un obbligo e il presidente della Corte Suprema Giorgio Santacroce sottolinea: «Nessun accanimento contro Berlusconi».
Il Pdl chiede lo stop alle attività parlamentari. Dopo il fuoco di fila scatenato ieri, gli Azzurri oggi sono tornati all’attacco. Il Pdl intendeva chiedere ai capigruppo della Camera, tramite il presidente dei deputati Renato Brunetta, il rinvio di ogni attività parlamentare «per tre giorni», in Aula e nelle commissioni. I deputati del centrodestra hanno disertato le commissioni di Montecitorio e il partito non parteciperà alla cabina di regia del governo in cui si affronteranno questioni delicate come il rinvio dell’Iva. Dalla richiesta di tre giorni di stop si è poi passati ad uno: «Abbiamo chiesto una sospensione dei lavori parlamentari solo per oggi», ha detto il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.
Santanché minaccia la crisi di governo. Se dovesse arrivare un ‘no’ sulla richiesta di moratoria dei lavori parlamentari capiremo che non c’è un governo di coalizione», ha minacciato il “falco” Daniela Santanchè ai microfoni di «24 Mattino» su Radio 24. A smorzare i toni ci ha poi pensato Brunetta: «Le nostre posizioni sono responsabili, trasparenti e chiare. Vogliamo capire che cosa sta succedendo e discuterne al nostro interno. Perchè abbiamo il dovere della chiarezza e della responsabilità». Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: l’anticipo della sentenza della Cassazione «non mette a rischio la maggioranza ma la democrazia in questo Paese. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro e andiamo avanti».