Saviano, convegno su Giancarlo Siano

Saviano- Presso la Biblioteca comunale del Palazzo Allocca, si è svolto l’incontro “Testimoni di Verità: Giancarlo Siani, un giornalista scomodo”. All’incontro, al tavolo dei relatori, insieme al moderatore dell’incontro Francesco Franzese, direttore del “Centro Don Peppino Diana per la memoria e l’impegno civile”, era presente  Bruno De Stefano, giornalista, autore del libro “Giancarlo Siani, passione e morte di un giornalista scomodo” Giulio Perrone – editore. L’evento è stato organizzato dal comune di Saviano e dalla Proloco nell’ambito della rassegna “ E… estate con noi a Saviano … sotto le stelle”. Un libro che racconta la storia del giornalista del quotidiano Il Mattino, ucciso dalla camorra, con una nuova luce. All’inizio della manifestazione vi è stata la proiezione di un cortometraggio sulla vicenda.  Il libro di De Stefano racconta la storia di un ragazzo di ventisei anni e prova anche ad andare oltre la semplice vicenda così come è conosciuta da tutti. Siani, nel testo, viene raccontato non come eroe ma come cronista. Ecco raccontati, incomprensibili silenzi, omissioni, contraddizioni. Un groviglio d’inganni. Siani  si sa, scrisse i suoi primi articoli per il mensile “Il Lavoro nel Sud”, testata dell’organizzazione sindacale Cisl e poi iniziò la sua collaborazione come corrispondente da Torre Annunziata per il quotidiano Il Mattino . Fu in questo periodo che iniziò la collaborazione con l’Osservatorio sulla Camorra, periodico diretto da Amato Lamberti. Lavorando Siani riuscì ad andare sempre più in profondità nella conoscenza dei boss locali e degli intrecci con la politica, scoprendo una serie di complicità che si erano formate all’indomani del sisma che colpì la Campania negli anni 80. Dopo intrecci vari, in sintesi, la camorra decise di uccidere Siani: era il 23 settembre 1985. Per chiarire i motivi che hanno determinato la morte e identificare mandanti e esecutori materiali furono necessari 12 anni e le rilevazioni di pentiti. La seconda sezione della corte d’assise di Napoli ha condannato all’ergastolo i mandanti dell’omicidio e i suoi esecutori. La vicenda ha avuto anche risvolti cinematografici: Nel 1999 è stato realizzato un cortometraggio sulla vicenda di Giancarlo Siani, dal titolo Mehari, diretto da Gianfranco De Rosa. Nel 2004 è uscito nelle sale cinematografiche il film “E io ti seguo” di Maurizio Fiume, interpretato da Yari Gugliucci. Nel 2009 è nelle sale  il film “Fortapàsc”, di Marco Risi, dedicato all’ultimo anno di vita del giornalista, interpretato da Libero De Rienzo, che nel film ha guidato la vera Citroen Mehari  appartenuta a Siani. Oggi afferma l’autore, chi ha parlato di Siani l’ ha fatto senza conoscere realmente la storia: s’individua un eroe e attorno all’eroe si costruisce una storia e delle verità che non lo sono. Proseguendo nel suo discorso: “Sarà anche un bel  film Fortapàsc ma non è un film su Siani!” Alla fine esce fuori un quadro che non è quello reale. “Quando, afferma l’autore, si è parlato di “Fortapàsc” come se fosse la Bibbia  me venuto il dubbio”: “tanti personaggi inventati, giustamente per fare un film, che nella realtà non ci sono mai stati”. Da qui la necessità di un libro: dalla morte alle sentenze e il dopo sentenze. Dopo i processi, secondo l’opinione  dell’autore, Siani è un caso ancora aperto. “Gincarlo Siani –afferma De Stefano – non è stato ucciso per quello che aveva scritto ma per quello che doveva ancora scrivere!”. “La prassi processuale è tale da accontentare anche i familiari; ci sono state condanne e sentenze ma la verità no!”.  “È un caso anche umano: ne viene fuori un quadro di amici che si sono spacciati come tali di Siani”. “La verità processuale è venuta fuori, dopo lungo tempo grazie ad un magistrato competente ma anche per il fenomeno del pentitismo, senza il quale sarebbe rimasto un caso irrisolto e staremo a parlare di tutt’altro”. Rispondendo alla domanda che sia un omicidio preventivo, l’autore ha affermato: “Siani non aveva scritto nulla d’impegnativo”: “il Mattino di quegli anni non era di un giornalismo aggressivo”. Aggiungendo in seguito: “La figura dell’eroe credo ci porti fuori strada”. “Aveva solo 26 anni e non voleva certo cambiare il mondo!”. “Spesso rileggeva i suoi scritti e chiedeva consiglio ai colleghi per non incorrere in qualche querela”. “Questo giornalista che ha esposto il petto al nemico non è esistito”. “La realtà è totalmente diversa”. Nel corso della manifestazione Francesco Franzese ha tenuto a precisare una frase, ritenendola sinteticamente adatta all’argomento è ha affermato: “Poche osservazioni e molti ragionamenti portano all’errore viceversa molte osservazioni e pochi ragionamenti conducano alla verità”. È la frase coniata da un famoso medico. Pensiero assolutamente condivisibile; certamente non si può ridurre la vicenda a una mera formula riassuntiva: La storia di Siani è complicata! Rileggendola dall’inizio ci si accorge che nulla fila liscio. Tutti i protagonisti forse non hanno sostenuto tutta la verità. Un giornalista che è stato strumentalizzato come capita a molti giornalisti anche inconsapevolmente. Molti sono i dubbi e piste credibili. Inoltre Siani, a quanto pare, particolare non da poco, non ha mai scritto alcun libro, nessun appunto di questo lavoro d’inchiesta di cui si è parlato, non se né trovata traccia”.

di Antonio Romano

 

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