Berlusconi condannato per il caso Ruby

a sentenza dei giudici di Milano sul processo per il caso Ruby: Berlusconi condannato a 7 anni di reclusione per concussione, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. 
La sentenza prevede la confisca dei beni già sequestrati in passato a Ruby e al suo compagno Luca Rizzo. 
E’ stata disposta anche la trasmissione degli atti al consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano per Luca Giuliante, ex legale di Ruby e presente al misterioso interrogatorio della giovane avvenuto il 6 ottobre del 2010.

I giudici hanno disposto la trasmissione degli atti alla Procura affinché valuti le presunte false testimonianze rese da alcuni testimoni nel corso del dibattimento. La trasmissione degli atti riguarda diverse ragazze ospiti alla feste ad Arcore, la parlamentare del Pdl Maria Rosaria Rossi e l’europarlamentare Licia Ronzulli, il cantante Mariano Apicella e il commissario di polizia Giorgia Iafrate.

L’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, ha commentato con i cronisti la condanna per Silvio Berlusconi: «Lo diciamo da due anni e mezzo, tre anni, che qua, a Milano, questo processo non si poteva fare».  

IL COMMENTO DI BERLUSCONI: “SENTENZA INCREDIBILE, DI UNA VIOLENZA MAI VISTA”. «Ero veramente convinto che mi assolvessero – sottolinea Silvio Berlusconi in una nota – perché nei fatti non c’era davvero nessuna possibilità di condannarmi. E invece è stata emessa una sentenza incredibile, di una violenza mai vista nè sentita prima, per cercare di eliminarmi dalla vita politica di questo Paese».  «Non è soltanto una pagina di malagiustizia – aggiunge – è un’offesa a tutti quegli italiani che hanno creduto in me e hanno avuto fiducia nel mio impegno per il Paese. Ma io, ancora una volta, intendo resistere a questa persecuzione perché sono assolutamente innocente e non voglio in nessun modo abbandonare la mia battaglia per fare dell’Italia un paese davvero libero e giusto».

 Le reazioni politiche alla notizia nella nostra sezione Italia-Mondo

 

La cronaca in attesa della sentenza
I giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano si sono ritirati in camera di Consiglio per emettere la sentenza nei confronti di Silvio Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile per la vicenda Ruby. Il collegio non ha dato alcuna indicazione sull’orario della sentenza. Il tribunale, senza indicare un orario di massima in cui uscirà dalla camera di consiglio, ha invitato le parti a lasciare i loro recapiti telefonici in cancelleria per essere avvertiti poco tempo prima della lettura del verdetto.

Questa mattina inoltre la difesa di Berlusconi ha presentato un paio di memorie, una delle quali di commento sulla testimonianza resa in aula da Ruby al processo gemello, e documentazione giurisprudenziale. Il collegio invece ha consegnato ad accusa e difesa una non meglio precisata denuncia presentata a una stazione dei carabinieri in un paese in provincia di Padova, e che comunque non è stata acquisita agli atti del dibattimento.

Il collegio ha anche vietato ulteriori riprese con smartphone e tablet a giornalisti e operatori in quanto la Rai, in qualità di servizio pubblico, al momento della sentenza trasmetterà via satellite il segnale in modo tale che le emittenti che ne hanno fatto richiesta possano collegarsi con l’aula. Infine dopo che il pm Sangermano, in aula a fianco del procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, su domanda del presidente del tribunale Giulia Torri, ha spiegato che l’accusa non ha nulla da osservare e «questo ufficio non intende replicare», è stata dichiarata chiusa la discussione dibattimentale e i giudici si sono ritirati per decidere.

Fuori dall’aula, transennata e presidiata dai carabinieri, ci sono molti giornalisti anche delle più importanti testate estere.

 
Ruby, sistema prostitutivo o cene eleganti?
Il giorno della sentenza più attesa: le tesi dell’accusa e della difesa a confronto
MILANO – Sono diametralmente opposte le tesi di accusa e difesa al processo sul caso Ruby in cui Silvio Berlusconi è imputato e al vaglio del Tribunale di Milano che oggi, salvo colpi di scena, entrerà in camera di consiglio per il verdetto. Versioni che corrono su due binari cha mai si incrociano e che non hanno nemmeno un punto, anche minuscolo, in comune. A confronto c’è il bianco e il nero senza alcuna sfumatura sulla descrizione delle serate ad Arcore e sullo scopo della telefonata che il leader Pdl fece ai funzionari della Questura nella ormai famosa notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010.
La procura di Milano, infatti, è convinta che a Villa San Martino c’era un «sistema prostitutivo organizzato» da Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti per soddisfare con tante ragazze il «piacere sessuale» dell’ex premier. Ragazze tra cui anche la giovane marocchina non ancora maggiorenne e ritenuta parte offesa assieme ad altre 32. 
Non così per la difesa: nella residenza del Cavaliere andavano in scena «cene eleganti e normali», dove si parlava di calcio, politica o gossip e mai si è assistito a «toccamenti o spogliarelli», come sostiene l’accusa. Per i pm, inoltre, della minore età di Ruby erano a conoscenza Fede, che la portò ad Arcore, ma anche la Minetti e altre persone «dell’entourage di Berlusconi». E di conseguenza anche l’ex premier sapeva che la marocchina, come lei stessa aveva in un primo momento dichiarato agli inquirenti, aveva 17 anni. Proprio per evitare che venissero alla luce i suoi rapporti con la ragazza e quello che avveniva ad Arcore, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, Berlusconi avrebbe fatto «pressioni» sui funzionari della questura per ottenere il rilascio di Ruby, quando venne fermata e trattenuta negli uffici di via Fatebenefratelli. 
Il Cavaliere, dal canto suo, invece, ha più volte ripetuto di non aver «mai avuto rapporti intimi», che anche lei ha sempre negato. Il Cavaliere, inoltre, ha spiegato in più occasioni di non essere mai stato a conoscenza della vera età di Karima El Marough e di averla scoperta solo dopo l’episodio della questura. E questo perché la ragazza, a dire del Cavaliere, raccontava a tutti di avere «24 anni» e di essere la nipote di Mubarak. Così Berlusconi, sempre stando alla sua versione, sarebbe intervenuto telefonando ai funzionari di polizia per evitare un «incidente diplomatico» e non come ritengono i pm per coprire le presunte feste a luci rosse. E, per dimostrare tutto ciò, la procura si è basata su intercettazioni, tabulati telefonici, prove documentali. 

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