Nola, Paolino Avella: intitolato boschetto
Nola – Una lapide per non dimenticare. Hanno partecipato in tanti questa mattina alla cerimonia di intitolazione del boschetto del rione Gescal a Paolino Avella, il giovane diciottenne, originario di Nola, morto il 5 aprile 2003 a San Sebastiano al Vesuvio a pochi metri dal liceo da cui proveniva nel tentativo di sfuggire al furto del proprio motorino ad opera di due balordi. Una cerimonia toccante partita sulle note dell’inno di Mameli cantato dagli stessi ragazzi alla presenza di decine di alunni delle scuole medie inferiori cittadine, di autorità civili, militari e religiose oltre che dei familiari della giovane vittima. Presenti il sindaco Geremia Biancardi, l’assessore ai beni culturali dell’ente di piazza Duomo Cinzia Trinchese, il dirigente al ramo Felice Maggio, l’assessore provinciale alla sicurezza e alla legalità Antonio Crimaldi, l’on. Paolo Russo, don Lino D’Onofrio, vicario del vescovo, il capitano della compagnia dei carabinieri di Nola, il generale Andrea Massari, il dirigente del commissariato di polizia di stato di Nola Giovanni Mandato, il papà di Paolino Avella, Alfredo, oggi anche presidente del coordinamento campano dei parenti delle vittime innocenti della criminalità e diversi consiglieri comunali. L’intitolazione chiude anche il progetto del consiglio comunale dei ragazzi svoltosi in questi anni e che ha visto proprio i baby consiglieri fortemente volere che il boschetto venisse dedicato alla memoria di Paolino Avella.
“Oggi, nel giorno in cui ricorre il XXI anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti di scorta, vogliamo ricordare tutte le vittime innocenti della criminalità – ha dichiarato il sindaco Biancardi -. Una cerimonia quella di stamattina fortemente voluta dai ragazzi a cui va il mio ringraziamento più sentito. Paolino era un giovane come tanti, con tanta voglia di vivere, con l’entusiasmo tipico di chi si sta affacciando alla vita, stroncato da una morte improvvisa, vittima della delinquenza. Su esplicita richiesta dei giovani alcuni anni fa, il consiglio comunale dei ragazzi propose l’intitolazione di un’area a Paolino in ricordo di tutte le vittime innocenti della criminalità. Oggi quella richiesta si è concretizzata.
Del resto l’educazione alla legalità deve partire dalla scuola, fucina di formazione, perché solo la cultura è in grado di creare quei presupposti indispensabili per il vivere civile. A voi giovani dunque l’invito a rispettare le regole, non solo quelle giuridiche, ma anche quelle legate al vivere quotidiano”.
“L’ente provinciale – ha dichiarato l’assessore provinciale alla sicurezza e alla legalità Antonio Crimaldi – da sempre è vicino alle platee scolastiche attraverso una serie di percorsi formativi utili alla sensibilizzazione dei valori legati al concetto di legalità nei territori. Oggi è un giorno importante, celebriamo la memoria ma soprattutto celebriamo il rispetto alla vita”.
“Dalle tragedie talvolta si può anche rinascere – ha dichiarato don Lino D’Onofrio -. Abbiate il coraggio e la forza di cambiare le cose, di rinascere a nuova vita. Tragedie come quelle vissute da Paolino devono servire ad indurre alla riflessione, al dialogo e al confronto. Elementi indispensabili per un futuro migliore”.
“Educhiamo i giovani, ormai abituati a convivere con una criminalità organizzata sempre più diffusa e radicata nel territorio, alla cultura della legalità, intesa come rispetto della legge, del patrimonio artistico e delle norme del vivere civile – ha dichiarato l’on. Paolo Russo -. La cultura della legalità va intesa come progetto di vita quotidiano. Riappropriamoci della storia, rispettiamo il nostro vicino tutti i giorni. Difendiamo la nostra terra dagli attacchi gratuiti della violenza”.
“E’ un onore essere qui oggi – ha dichiarato il papà di Paolino, Alfredo Avella -. Da qualche mese ricopro il ruolo di presidente del coordinamento campano dei parenti delle vittime innocenti della criminalità, un ruolo che porto avanti con grande senso di responsabilità e dovere. Vedere l’entusiasmo negli occhi dei tanti giovani qui presenti mi riempie il cuore di gioia. Non è facile andare avanti quando si è colpiti personalmente da una grave perdita come quella legata alla morte di un figlio. Ci vuole coraggio. Il coraggio di credere ancora nella vita e nelle istituzioni. Ecco spiegato il motivo della costituzione di tanti enti, come associazioni e fondazioni, volti non solo alla repressione di questi episodi, ma anche a tutelare i familiari delle vittime. Oggi vogliamo ricordare chi, come mio figlio, ha perso la vita per mano della criminalità ma soprattutto vogliamo celebrare la vita, quella vita che non va mai negata ma va vissuta con sacrificio e senso di responsabilità per noi stessi e per chi è intorno a noi”.