Berlusconi rassicura sulla tenuta del governo
Tra i ministri che contano, nonché ai piani alti di Pd-Pdl, si è diffusa la sensazione che il governo cominci a ingranare. Tutti mettono le mani avanti e fanno i debiti scongiuri, dal momento che «un incidente di percorso è sempre dietro l’angolo». Inoltre le decisioni su Imu e Cig assunte in Consiglio dei ministri erano «le più semplici, le più scontate, mentre il difficile arriverà a settembre, e sarà lì che il tandem Letta-Alfano dovrà mostrare la sua stoffa».
Come se non bastasse, tra un mese arriverà la sentenza su Ruby, e nessuno sa (forse neppure il diretto interessato) quale potrebbe essere la reazione del Cavaliere nel caso di una severa condanna… Il futuro della coalizione rimane gonfio di incognite. Eppure da due giorni un filo di ottimismo accomuna centrodestra e centrosinistra, il che è una novità.
Le misure adottate venerdì dal governo soddisfano tanto gli uni quanto gli altri. Berlusconi sventola la sospensione della rata sulla prima casa come se fosse la sua personale vittoria, e le contestazioni dal Pd non fanno altro che ingigantirla. L’uomo è convinto di poter strappare qualche ulteriore «zuccherino» (come lo ridimensiona Grillo) entro le prossime settimane, «bisogna dare tempo al tempo» ostenta serenità. In privato. confida le stesse cose che va dichiarando in pubblico: «Dobbiamo sostenere il governo, è il migliore di quelli possibili, non sarò certo io a farlo cadere».
Si compiace del titolo Mediaset che cresce in Borsa, alzando il prezzo del Biscione casomai (come si sussurra nei palazzi romani) gli venisse voglia di fare cassa. Ritiene di essersela cavata alla grande nell’interrogatorio dell’altro ieri a Bari (è sospettato di aver comprato il silenzio di Tarantini, che abbelliva di escort le sue cene già così eleganti). Tutta la verve polemica del Cavaliere si scarica, in questo momento, sull’allenatore del Milan Allegri; il che corrisponde agli auspici del premier. Letta, tifoso rossonero, ha sempre auspicato che Berlusconi dedicasse più tempo al calcio anziché alla politica…
E nel Pd? Gli occhi erano puntati sulla manifestazione Fiom, per verificare la «tenuta» del partito. La prova di disciplina politica è stata quasi eroica. Nessun membro del governo si è mescolato con Grillo e con Sel, e pochi, molto pochi, sono gli esponenti democratici scesi a protestare. Epifani, che da ex sindacalista di queste cose se ne intende, scuote la testa: «Il problema non è stare in piazza, ma dare risposte». Il Pd è convinto che Letta abbia dato quelle che poteva. Rifinanziata con un miliardo la Cassa integrazione (sebbene 250 milioni siano stati sottratti ai fondi per la produttività); rinviato a fine anno il licenziamento per mezzo milione di precari statali; ossigeno per i contratti di solidarietà… È poco? Sì, è ancora poco, ammettono a Largo del Nazareno. Ma se il 29 maggio l’Europa dovesse fidarsi di noi, e ci levasse il marchio di inaffidabilità rappresentato dalla procedura di infrazione, allora cambierebbe la prospettiva. Si aprirebbero per il governo nuovi spazi di manovra, e altri se ne aggiungerebbero nei mesi successivi, presentandoli a Bruxelles come «flessibilità virtuosa per la crescita» (nella speranza che ci credano).
Certo, i tedeschi non sono così ingenui, sarà necessario che chiudano un occhio. Brunetta, capogruppo Pdl, si attende che la Merkel «dia segnali positivi prima di settembre». Le stesse parole si ascoltano tra gli economisti in forza al Pd. Per cui al momento interesse comune sembra quello di passare l’estate. «Anche perché», ringhia il berlusconiano Cicchitto, «l’alternativa sarebbe una sola: la catastrofe per tutti».