Il Premier Letta convoca in ritiro i ministri
A dargli l’idea è stata Angela Merkel. Era stato Enrico Letta a dire di volerle chiedere «consigli» su come guidare una grande coalizione. E la cancelliera tedesca, durante la bilaterale della scorsa settimana a Berlino, non si è tirata indietro e ha spiegando al collega italiano che per gestire le inevitabili tensioni e diffidenze fra ministri di diversa estrazione politica il “team bulding” è essenziale.
È così che è nata l’idea di riunire in un’abbazia in Toscana i ministri del governo. Soluzione, per la verità, non troppo originale, visto che simili conclavi ministeriali erano una specie di consuetudine durante i governi guidati da Romano Prodi. A memoria se ne contano almeno tre: Gorgonza, San Martino in Campo e Caserta. Per la verità, come ironizza un ministro, al professore non portarono molta fortuna.
Ma Letta, evidentemente poco scaramantico, deve aver deciso che quello fosse il modo migliore per conoscersi e «fare spogliatoio», come ha spiegato lui stesso nel tweet con cui ha annunciato il «ritiro» nel senese. Il tutto, ha precisato, pagato dai singoli ministri di tasca propria (anche se nulla viene detto su vitto e alloggio di scorte e autisti).
Il luogo prescelto, l’abbazia di Spineto, nelle campagne non troppo lontane da Siena, non è casuale: sufficientemente isolato e riservato per evitare occhi indiscreti. Il resort, oltre che ai giornalisti, sarà off limits anche per portavoce, assistenti e segretari. Vi avranno accesso, dal pomeriggio di domenica all’ora di pranzo di lunedì, esclusivamente i 22 membri del governo: i 20 ministri, il premier e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi.
Ma l’occasione non sarà solo conviviale: il premier vuole dare un «taglio molto concreto» al ritiro. Si esaminerà il programma di governo, valutando i singoli punti e cercando di allentare i nodi su i dossier più delicati. Insomma, sempre per restare in metafora calcistica, il modello è quello della nazionale di calcio: dove i giocatori, provenendo da squadre diverse, vanno in ritiro per conoscersi, prendere le misure e provare gli schemi di gioco.
Smentita da più parti l’ipotesi di tenere un Consiglio dei ministri durante le 24 ore di conclave. Anche se sono previsti almeno due appuntamenti con la stampa, per rendere l’incontro il più trasparente possibile. La tempistica del ritiro non potrebbe essere più azzeccata: nella maggioranza la tensione cresce con il passare dei giorni.
La bocciatura della candidatura del pidiellino Nitto Palma alla presidenza della Commissione giustizia ha fatto scattare l’allarme rosso a palazzo Chigi. Letta, che descrivono molto preoccupato per quanto sta avvenendo (tanto da parlarne anche con il capo dello Stato in un incontro al Quirinale), ha affidato al ministro Dario Franceschini il compito di sbrogliare la matassa politica. Compito non facile, tanto che in tanti si domandano fino a quando Silvio Berlusconi terrà attaccata la spina del governo.
Da non sottovalutare poi i dossier economici. Letta ha discusso a lungo con Fabrizio Saccomanni delle coperture necessarie a finanziare gli impegni solennemente presi in Parlamento: dal congelamento dell’Imu, al blocco dell’aumento dell’Iva; dal rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga, al nodo degli esodati. Temi caldissimi, su cui Pd e Pdl hanno priorità differenti. Ed è lecito presumere che anche di questo si parlerà nelle stanze dell’abbazia di Spineto, visto che i colleghi vorranno sapere dal titolare di via XX settembre quali margini di manovra reali ci sono per fare tutte quelle cose.