Il film “Monica” presentato in concorso alla 79esima mostra Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia
Il regista di origini italiane, cresciuto tra New York e Los Angeles, in questo film ci presenta Monica (interpretata da Trace Lysette), un transegender che vive a Los Angeles dove lavora come massaggiatrice, arrotonda come webcam girl ed è da poco uscita da una brutta storia. Una telefonata l’avvisa che la madre sta morendo così Monica torna nell’Ohio e rivede il luogo in cui è cresciuta con un altro nome e da ragazzo. Anche se l’accento è posto sull’essere transgender di Monica, il film è una stria di perdono, o meglio di ammenda tra una madre e una figlia.
La madre (interpretata da una mirabile Patricia Clarkson) stenta a riconoscere la figlia, parla per accenni, piccole espressioni, da attrice che, come poche, è padrona di una gestualità minima ma che diventa fondamentale nelle scene del film.
Trace Lysette, la figlia, viene sempre inquadrata di sfuggita, fuori fuoco, mai centrale o centrata, questa scelta forse è dettata proprio dalla difficile condizione di Monica, la difficoltà dolente di essere semplicemente ciò che si è, e di non essere accettati nella famiglia.
Eppure nel film il rapporto tra madre e figlia, perduto nella giovane età di Monica, diventa a tratti intimo, conquistato attraverso il contatto fisico, attraverso una vicinanza che sembrava perduta nel tempo.
Il film accolto a Venezia in Sala Grande con 11 minuti di applausi, è il secondo di una trilogia, iniziata con Hannah (coppa Volpi per l’interpretazione di Charlotte Rampling), però Hannah è una donna incapace di rialzarsi, Monica va incontro alle esigenze del pubblico, con quella che è fondamentalmente una storia di perdono.
Genere: drammatico
di Milena Liberti