Nola, Il rilancio dell’urbanistica parte dal centro storico. Tutela, rigenerazione urbana, sostenibilità e consumo zero di suolo

Nola – Il tessuto urbano storico della città è costituito da edifici di pregio stratificatesi nel corso dei secoli oltre che vaste aree di interesse archeologico.

Una sequenza di strutture laiche e religiose molte delle quali conservano ancora intatti gli elementi architettonici originari.   Il tempo ha determinato trasformazioni che spesso hanno interessato solo la parte esteriore delle strutture conservando ancora intatti, al loro interno, tali testimonianze.

Varrebbe per tutti l’esempio di Santo Spirito, il primo monastero femminile di Nola ad essere soppresso nel 1811, caduto nell’oblio dopo l’abolizione. Venne acquistato dallo stesso agente demaniale che si occupò della soppressione e riutilizzato con le più fantasiose destinazioni: carcere mandamentale (dal 1832) e teatro (il teatro Santo Spirito dal 1813).

Esso rappresenta una straordinaria stratificazione di architettura, storia, arte della nostra comunità che solo in parte è affiorata a seguito dei recenti lavori di restauro che hanno interessato l’ex carcere.

Sono ancora integre, infatti, le celle delle suore, il refettorio, i porticati e altri ambienti, nascosti solo da superficiali superfetazioni ad attendere una politica di valorizzazione.

Tale condizione è simile a molti altri edifici del centro storico di Nola.

Vale il caso di palazzo Capua, in via A. Leone, palazzo Caracciolo in via Merliano, Palazzo De Matteis in via Merliano, Il Tempio delle Orfanelle in Corso Tommaso Vitale, il Seminario vecchio in via San Felice, i Palazzi in via Conte Orsini e molti altri che, seppur caratterizzati da architettura di pregio e di storia, vivono una condizione di anonimato perché la struttura architettonica è nascosta da superfetazioni esteriori.

A questi edifici si alternano numerose costruzioni di edificazione più recente che non presentano particolare rilevanza di carattere architettonico.

Al momento, il comune non dispone di uno strumento urbanistico in grado di operare una distinzione fra edilizia storica ed edilizia minore.

L’attuale condizione normativa urbanistica genera, di fatto, una situazione di stallo per la quale, da un lato, non risultano tutelati gli edifici di valore storico, esposti ad interventi di ristrutturazione, e, dall’altro, l’edilizia di minor pregio resta vincolata ad una normativa troppo rigida  che ne impedisce la rigenerazione.

Il Piano Regolatore Generale del comune di Nola, approvato con D.P.G.P. n. 125 del 7 giugno 1995, ammette, per il centro storico della città, Zona A, interventi di  ristrutturazione con esclusione della demolizione e ricostruzione, se non limitata a particolari condizioni, e rimanda alla redazione di piani di recupero di cui alla legge 457/78. 

Nel 2017, anche su sollecitazione legittima di molti cittadini che si trovano ancora oggi nella necessità di rigenerare i propri immobili,  fu avviata, da parte dell’ufficio tecnico comunale, una iniziativa di modifica della normativa di attuazione del centro storico aprendo ad interventi di demolizione e ricostruzione.

Ma la proposta, mai perfezionata,  affidava ad una eccessiva discrezionalità i criteri per l’individuazione degli edifici da sottoporre a tali interventi e non prevedeva un preventivo censimento degli edifici storici.

Poter realizzare un programma di rigenerazione del centro storico, nel rispetto delle sue caratteristiche,  potrebbe costituire il punto di partenza ed un rilancio per l’urbanistica della città, oggi sostenuta esclusivamente da provvedimenti straordinari e deroghe.

Intere cortine edilizie potrebbero essere ricostruite e gli edifici di pregio architettonico sottoposti ad una catalogazione e valorizzati con gli interventi opportuni. Questo risponderebbe, nel contempo, alle esigenze oramai impellenti di una pianificazione territoriale attenta ai principi di sostenibilità e alla minimizzazione del consumo di suolo.

di Maurizio Barbato

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