Nola, dalla Torre medioevale alla Villa comunale. “Fatti e misfatti che precedettero l’abbattimento dell’Arce
Nola – Spesso nel ripercorrere le vicende storiche sull’urbanistica della città di Nola ci si imbatte in alcuni fatti che sembrano avere un sapore di attualità.
E’ il caso dell’abbattimento della Torre medioevale, parte di una antica fortezza, l’Arce, fatta costruire dagli Orsini a sud del ciclo murario come baluardo difensivo e che fino al 1886 si erigeva ove oggi è posizionata la villa comunale.
A partire dalla seconda metà dell’ottocento il sentimento di rinnovamento, che stava già riguardando tante città europee, giunse anche a Nola. Col desiderio di ottenere una città nuova, alternativa a quella costretta per tanti secoli all’interno della cinta muraria, vennero realizzate tante opere pubbliche e iniziò il gradualeabbattimento delle mura, aprendo all’espansione urbana verso quella parte del territorio che ancora ai primi del novecento era aperta campagna.
In questo contesto si inserisce l’abbattimento dell’Arcedeliberato nel 1884 dal consiglio comunale. Presto non poche proteste si sollevarono contro la demolizione di un simbolo della storia della città. Alcune di esse vennero espresse con un articolo di protesta sul quotidiano “Il Pungolo” l’1 giugno del 1884:
“ in tempi in cui le Commissioni Conservatrici de’ Monumenti si affrettano a trovar modo di restaurare e conservare, gli avanzi dell’antico a Nola si pensa di demolire un’antica torre dei tempi di mezzo, a cui è annessa una cinta con porta caratteristica di quell’epoca; e tra pochi giorni il piccone farà lo inesorabile suo
ufficio. Ove tale distruzione fosse richiesta di impellenti necessità edilizie, in parte potrebbe scusarsi un tal pensiero. Ma secondo che ci fa notare lo egr. ingegner Gherardo Rega, la Torre di che trattasi è sita in un punto ove si sta impiantando un giardino pubblico il quale poteva svilupparsi intorno alla Torre stessa ……Dé pochi ricordi delle epoche posteriori Nola non ha che questa Torre…..La importanza di una città si valuta dai monumenti che conserva e che ne rappresentano la storia ” (Il Pungolo n. 151 del 1.06.1884)
Se da un lato nel 1884 il sindaco Vincenzo Caccavale sospese le opere di demolizione a seguito delle proteste della stampa, dall’altro il giovane assessore ai lavori pubblici e vicesindaco, l’avvocato Tommaso Vitale, incaricò alcuni esperti affinché redigessero una relazione che sostenesse le motivazioni assunte dall’amministrazione.
Nel 1884 correva l’epidemia colerica e il consiglio comunale riteneva che una struttura decadente come l’ARCE favorisse il degrado e l’insalubrità di quella zona. A tale motivazione si aggiunse che la struttura rappresentasse un simbolo del medioevo “ quando i Baronetti (gli Orsini) si premunivano così dagli scontentie dalle sollevazioni dè popoli vassalli….è contrario allo spirito dei tempi moderni ma è pure umiliante ricordo proscritto dalla civiltà …”.
Tuttavia le motivazioni assunte dall’amministrazione comunale sembrarono pretestuose e assurde alla Commissione Conservatrice dei Monumenti, la quale replicò:”Sono tanto pochi i monumenti superstiti in Nola che sembra meraviglioso come non voglia quel Municipio ritenere il quasi unico avanzo del medioevo. A noi sembra piuttosto un ornamento… ”
Oltre che il dissenso della stampa e quello della Commissione Conservatrice giunse presto anche quello di alcuni cittadini. Così della vicenda venne informato il Ministero competente il quale richiese al Genio Civile tutte le informazioni sull’Arce circa la sua storia e, in particolare, circa la sua staticità. A seguito di approfondite valutazioni anche il Ministero si oppose all’abbattimento.
Nonostante l’opposizione anche del Ministero l’amministrazione di Nola, incoraggiata anche dagli strascichi dell’epidemia colerica, incaricò nel marzo del 1886, sindaco di Nola Tommaso Vitale, il cavalier Gaetano Caporale il compito di individuare una soluzione. Il Cavaliere Caporale, membro della Commissione Conservatrice, probabilmente condizionato da pressioni politiche, trovò una sintesi equilibrata che tendeva da un lato alla salvaguardia del valore storico del monumento e, dall’altro, a favorire la realizzazione della nuova villa comunale:”…..La nobile rappresentanza cittadina che mi tenne compagnia si compiacque accettare ben volentieri la mia proposta di conservarsi nella sua integrità questa porta merlata facendo la porta di entrata principale del pubblico giardino con analoga iscrizione rammentandone la storia”. A seguito delle valutazioni e della proposta del Caporale la commissione concesse l’autorizzazione per procedere con le opere. Ma nonostante la soluzione individuata proprio la Torre non “andava giù” a qualcuno e di notte furono distrutte le torri laterali dell’Arce, il resto dei fregi, per spogliare quel monumento di alcuni segni della sua importanza onde favorirne l’abbattimento:
“ di notte…….furono distrutte le torri laterali dell’Arce, di notte….. il resto dei fregi per spogliare quel monumento di alcuni segni della sua importanza onde favorire l’abbattimento . ” La proposta del prof. Caporale avrebbe conferito un altro tono oggi alla villa comunale , coniugando la storia alla una nuova opera pubblica e assicurando la trasmissione di una importante testimonianza storica della città.
di Maurizio Barbato
Bibliografia
G. Caporale, Sull’Abbattimento della Torre Medioevale Caserta 1886.
Biblioteca L. Vecchione – Abbattimento dell’ARCE.
L. Avella, Cronaca Nolana, IGEI Napoli 2002