Nola, le “Casermette” un patrimonio sepolto dalla vegetazione e dall’oblio
Nola – La recente questione relativa alla localizzazione della sede universitaria a Nola, oltre ad accendere un vivo dibattito che ha coinvolto cittadini, associazioni e politica, ha anche rispolverato la memoria su edifici storici caduti nel dimenticatoio: “le casermette”.
Questi immobili sono posizionati alle spalle della caserma Principe Amedeo, voluta da Carlo III di Borbone per migliorare le strutture difensive nell’entroterra, in particolare, dopo la scelta di spostare la corte da Napoli a Caserta.
Occupando una vasta area retroposta, intorno alla metà dell’ottocento a seguito della costruzione della caserma, vennero realizzati anche una serie di padiglioni pertinenziali, ovvero gli immobili che oggi denominiamo “casermette”.
In questa vasta area doveva essere costruita, altresì, una cappella per i militari progettata, ma mai realizzata, da Gaetano Aulicino un architetto locale che realizzò diverse opere pubbliche a Nola, come la pavimentazione in basalto delle strade cittadine nel 1840, e che fu incaricato di seguire l’esecuzione delle opere della caserma Principe Amedeo dopo gli interventi di Ferdinando Fuga.
Il complesso era costituito di tre coppie di padiglioni distribuiti lungo i lati nord e sud dell’area, mentre nella parte centrale, un altro padiglione singolo più alto chiudeva il complesso pertinenziale lungo il lato orientale. Oltre tali strutture ve ne erano altre più piccole frapposte. Ogni singola coppia di padiglioni aveva l’estensione di circa 1200 mq quadrati. Questi immobili di stile ottocentesco coperti da capriate lignee svolgevano funzioni di scuderie, maneggi e anche cucine per i militari.
Le casermette seguono la storia della caserma. Dopo l’Unità d’Italia la struttura militare venne abbandonata e nel 1875 stava per essere venduta a privati. Venne rifunzionalizzata ad opera di Tommaso Vitale alla fine del 1800 ma definitivamente abbandonato a seguito degli eventi bellici del secondo conflitto. In particolare l’edificio è legato storicamente al tragico episodio dell’eccidio dei 10 ufficiali del 48° Regimento di Artiglieria ad opera dei nazisti tedeschi, da cui la denominazione di “quarantotto”.
Da quel momento le casermette furono abbandonate. Come spesso accade il tempo cancella dalla memoria anche le cose di consistenza materiale. Da qualche anno se ne è cominciato a riparlare e si è appresa la titolarità comunale di queste strutture.
Il muro di recinzione, lungo via abate Minichini, è probabilmente la parte che ancora rimane integra di questa area pertinenziale alla grande caserma Principe Amedeo. Alla fine degli anni novanta ancora emergeva l’involucro esterno di alcune di esse (foto di M. Barbato, ripresa alla fine degli anni ’90).
Oggi sotto un folto strato di vegetazione spontanea attendono di rivedere la luce.
di Maurizio Barbato