Ricostruzione nei centri storici e tutela: quali prospettive per Nola
Nola – La ricostruzione edilizia nei centri storici rappresenta un tema sensibile che riguarda tutte le città del bel paese. Il delicato equilibrio tra tutela e rigenerazione urbanistica pone nella condizione di individuare strategie che consentano la necessaria rigenerazione urbanistica, senza mortificare il patrimonio architettonico di valore storico e artistico che proviene dal passato.
Decenni di inerzia hanno generato un degrado diffuso e una situazione di promiscuità nei nostri centri antichi dove, di frequente, assistiamo al conflitto estetico determinato dalla convivenza di edifici storici con immobili brutti e decontestualizzati, realizzati di recente, spesso sostituendo architettura di pregio.
Con le ultime possibilità offerte dalla normativa, finalizzata a rivitalizzare la crescita nel settore edilizio, proliferano interventi puntuali di demolizione e ricostruzione, anche laddove gli edifici costituiscono un valore per la comunità e che in assenza di programmazione e di strumenti urbanistici, finalizzati alla tutela, essi risultano assimilabili all’edilizia comune.
Si rende necessario e urgente, dunque, avviare una pianificazione in tal senso al fine di una consapevole e condivisa individuazione degli edifici storici da tutelare con interventi di restauro e di quelli che invece possono essere oggetto di interventi edilizi pesanti.
A Nola gli interventi di ristrutturazione, quali la demolizione e la ricostruzione, sono ancora impediti nel centro storico dalla normativa tecnica di attuazione, sebbene gli ultimi dispositivi normativi di carattere nazionale e regionale offrano condizioni che consentono il ricorso a tale possibilità mettendo a rischio aree di straordinaria stratificazione storica e architettonica.
Nel centro storico della città bruniana molti monumenti non sono opportunamente catalogati e individuati in una mappatura istituzionale con l’obiettivo di salvaguardia.
Vale il caso di, ad esempio, di Palazzo De Matteis in via Merliano, del Tempio delle Orfanelle in Corso Tommaso Vitale, del Seminario vecchio in via San Felice, dei Palazzi in via Conte Orsini ed in via Pompeo Fellecchia e via Santa Chiara, il vasto complesso di Santo Spirito e molti altri che sono caratterizzati da architettura di pregio e di storia della nostra comunità, che vivono una condizione di anonimato apparente perché la struttura architettonica che li distingue è celata da superfetazioni esteriori.
Anche i vincoli della soprintendenza volti alla tutela dei nostri edifici, a parte alcune eccezioni, risalgono alla prima metà del novecento e sono basati su uno studio parziale del tessuto urbano, considerato che in quel momento storico non si disponeva delle opportune conoscenze degli immobili.
Di recente, per iniziativa di associazioni del territorio e per la sensibilità da parte dei funzionari preposti, sono allo studio progetti per estendere la tutela ad aree più estese del nostro centro storico.
In assenza di una programmazione locale il vincolo rappresenta l’unico strumento volto alla tutela del patrimonio architettonico.
Sebbene il restauro e la riqualificazione degli edifici storici rappresenti un forte potenziale per le città che ne sono dotati, è evidente che non sia ancora maturata tale consapevolezza.
di Maurizio Barbato