Nola, museo archeologico: incremento delle visite, ma restano ancora le criticità. Sottosegretario Cesaro “Nola ha le carte in regole per diventare un attrattore turistico”
Nola – Valorizzare il museo archeologico della città. E’ questo uno dei grandi temi inseriti nel percorso, intrapreso da tempo ,che ha come obiettivo quello di rendere il territorio un vero e proprio attrattore turistico – culturale. “Le potenzialità ci sono tutte”. Ha affermato lo stesso Sottosegretario ai Beni culturali, Antimo Cesaro, in visita proprio presso il museo, sabato scorso in occasione della presentazione della neo associazione Mu.Sa. Lo stesso ha evidenziato, come le testimonianze custodite all’interno della struttura di via senatore Cocozza, siano di grande interesse storico soprattutto se contestualizzate nell’insieme di una terra che ha dato i natali a Giordano Bruno e che celebra ogni anno la Festa dei Gigli, oggi patrimonio Unesco.
Nonostante le difficoltà proprie dei cosiddetti “piccoli musei”, l’archeologico di Nola ha visto negli ultimi anni un sensibile incremento delle visite. A snocciolare i dati è stato il direttore Giacomo Franzese “Le visite sono cresciute in maniera sostanziale – afferma Franzese – questo anche grazie ad un progetto basato su una profonda apertura al territorio avviato in collaborazione con le scuole e le associazioni. Importanti sono anche le partnership instaurate con vari enti , compreso il protocollo stipulato con il Comune”. Risultati certamente positivi che però non nascondo le tante criticità che restano ancora insolute. In primo luogo, l’insufficienza del personale che nonostante l’esiguità delle unità disponibili riesce a garantire la funzionalità del museo anche con aperture straordinarie. Uno sforzo notevole che però non basta, se si ha come obiettivo un vero salto di qualità. Un vulnus strutturale è presente anche nell’attuale quadro normativo che non tiene conto delle reali esigenze dei piccoli musei, così come ha sottolineato il sindaco di Nola, Geremia Biancardi. La fascia tricolore ha lanciato a tal proposito l’idea che i musei maggiori possano cedere una grande opera a quelli minori, in modo da rendere maggiormente appetibili questi ultimi. Altro elemento critico è la carenza di adeguate risorse che non sono sistematiche bensì garantite solo dalle collaborazioni esterne. Una situazione che limita le strategie di potenziamento e le azioni positive di promozione, come ad esempio, l’allestimento di nuovi spazi, il miglioramento della fruizione, l’ampliamento dei servizi offerti al visitatore. Infine, resta non sciolto il nodo tra il momento della tutela e quello della valorizzazione che pare evidenziare un “difetto di comunicazione” tra la Soprintendenza e il Polo Museale. Valga, in questo caso, evidenziare come delle tante scoperte archeologiche effettuate di recenti sul territorio, ad esempio i tanti preziosi vasi emersi, non vi sia ancora traccia all’interno del museo perché custoditi all’interno di qualche deposito.