Tommaso Vitale, il sindaco dell’acqua “d’a montagna fredda fredda”: le sue “gesta” ricordate in antichi canti a figliola del primo novecento
Nola – “Io teng l’acqua d’ o sindac e’ Nola, na veppeta e chest’acqua ve cunsula da montagna fredda fredda”. Pare che questo ‘ slogan’ fosse molto diffuso in Campania tra fine ‘800 e inizio ‘900. Venne fatto proprio, in particolare, dai tanti napoletani che all’epoca, nel giorno di Pasquetta, sostavano a Nola di ritorno dalla loro consueta gita fuori porta a Montevergine con i tradizionali carretti addobbati. La città dei Gigli rappresentava la tappa obbligata sul percorso di rientro , un momento di svago ma soprattutto di ristoro. Gli acquaioli con le loro voci ‘a figliola’richiamavano l’attenzione di tutti decantando la famosa acqua d’o sindac’ e Nola. Anche il famoso autore Libero Bovio, molto probabilmente, si imbattè in questo “rituale” e non mancò di inserire queste “voci” in una sua canzone scritta nei primi anni del ‘900, così come confermato anche dalle ultime ricerche condotte dal cantante Tino Simonetti e dal musicista Feliciano Natalizio. Quel sindaco divenuto tanto popolare era Tommaso Vitale che era riuscito ad assicurare alla propria città, nel 1894, la preziosa acqua di Serino avendo la meglio in un contenzioso, addirittura, su Napoli. Questa fu solo una delle tante battaglie condotte da Vitale nella sua carriera politica che lo portò anche a sedere tra gli scranni della Camera dei Deputati.
Tommaso Vitale nacque a Nola il 7 gennaio del 1857. Nel 1876 conseguì la licenza liceale e, nel 1880, la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Napoli. Fu consigliere comunale di Nola, sindaco supplente e poi titolare nel 1892. Consigliere provinciale nel 1890 e deputato al Parlamento nel 1893. Nel 1894 ottenne la concessione per Nola dell’acqua di Serino che cominciò a sgorgare nelle case e nelle fontane pubbliche della città. Nel 1896 venne posto come capolista di due liste politiche avversarie da sempre all’ombra dei Gigli, quella dei “Bianchi” e quella dei “Neri” e fu eletto a pieni voti da ambedue, mettendo fine alla lunga diatriba. Si fece promotore di numerose opere pubbliche come quella del foro Boario e la sistemazione di numerose strade, ancora in terra battuta, che vennero finalmente lastricate. Fu considerato un “Benemerito” anche per il suo impegno profuso per contrastare l’epidemia di colera scoppiata nel 1884. Fu insieme al Vescovo Renzullo, il promotore della ricostruzione della cattedrale andata distrutta nell’incendio del 1861 ad opera di alcuni anarchici. L’unica “macchia” rispetto alla quale la storiografia e la critica puntano il dito è quella relativa alla costruzione della villa comunale di cui fu un convinto sostenitore. Il polmone verde che ancora oggi caratterizza la città venne realizzata demolendo un’ antica fortezza medioevale, l’Arce, nel frattempo divenuta ricettacolo di soggetti di malaffare, di cui lo stesso storico Ambrogio Leone fa menzione nel suo “De Nola”. Morì dopo una lunga malattia mentale a soli 49 anni, il 20 agosto, nella villa Montesanto in San Paolo Bel Sito.
Domani, domenica 20 agosto alle ore 19.00, come di consueto presso il suo monumento in villa comunale, si celebrerà una cerimonia alla memoria dell’indimenticato sindaco. Sarà deposta ai piedi della sua statua una corona e la sua figura sarà ricordata tra gli altri dagli interventi di Franco Grilletto, promotore della celebrazione, e dal professore Simonetti.