Nola, dall’urbanistica degli Orsini alla demolizione e ricostruzione
Nola – Il tessuto urbano del centro storico di Nola è caratterizzato da una straordinaria compresenza di strutture laiche e religiose realizzate in un periodo di sviluppo della città. Esse si articolano lungo un reticolo viario, configurato nel basso medioevo, allorquando gli Orsini giunsero a Nola e programmarono la struttura urbana costruendo strade, piazze, mura difensive, monasteri, edifici, restituendo in poco tempo nuovamente lustro alla città. La storia ha determinato trasformazioni del tessuto urbano e degli edifici, costruiti dalla signoria, che ha arricchito di significati questi luoghi, alcuni dei quali attendono ancora di essere riscoperti e valorizzati. Varrebbe per tutti l’esempio di Santo Spirito, il primo monastero femminile di Nola ad essere soppresso nel 1811, caduto nell’oblio dopo l’abolizione. Venne acquistato dallo stesso agente demaniale che si occupò della soppressione e riutilizzato con le più fantasiose destinazioni: carcere mandamentale e teatro (il teatro Santo Spirito poi Bellini). Esso rappresenta una straordinaria stratificazione di architettura, storia, arte, cultura della nostra comunità che solo in parte è affiorata a seguito dei recenti lavori di restauro che hanno interessato l’ex carcere. Come il monastero di Santo Spirito molti altri edifici, che appartengono al centro storico di Nola, non sono opportunamente catalogati e individuati in una mappatura istituzionale, sintomo questo di una condizione miope ad una politica di valorizzazione del patrimonio architettonico esistente che, invece, molti vantaggi potrebbe determinare per l’economia della città. Tuttavia per una fortuita combinazione, dovuta a diverse circostanze, molte testimonianze sono state risparmiate dalla devastazione urbanistica di questi anni, risultando ancora integre, nascoste dietro un brutto muro di necessità. In parte dobbiamo questa fortuna anche alla normativa tecnica di attuazione del vigente P.R.G. che rimanda alla redazione di piani attuativi la responsabilità del recupero impedendo, nelle more, interventi traumatici come la demolizione e la ricostruzione. Una recente delibera di giunta, però, sembra aver dato avvio ad un condivisibile percorso di aggiornamento della normativa tecnica di attuazione del piano regolatore vigente che potrebbe aprire ad interessanti scenari per l’urbanistica della città. L’obiettivo sembra essere quello di adeguare alle nuove tendenze normative la norma locale e aprire a interventi di demolizione e di ricostruzione in zone omogenee del PRG in cui oggi gli stessi non risultano possibili. Infatti, la necessità del rinnovamento urbano e del rilancio dell’economia ha costretto più volte, in questi anni, il legislatore a rivisitare la definizione di ristrutturazione e prevedere anche forme di premialità per incentivare l’iniziativa privata nell’attività edilizia. Il primo passo della procedura di variante, secondo quanto disposto dall’art. 24 della legge regionale n.16 del 2004, è stato mosso attraverso le consultazioni con i responsabili provinciali di organizzazioni culturali, sociali, economico-professionali tenutosi in comune il 10 luglio scorso. Potrebbe costituire davvero un’occasione da non perdere per la città, visto lo stagno urbanistico, per dare impulso al settore, attrarre investimenti, rinnovare aree degradate e strutture oramai vetuste, anche attraverso operazioni di ristrutturazione urbanistica e restauro urbanistico. Ma per evitare pericolose esposizioni del nostro patrimonio architettonico ambientale bisognerà partire da una puntuale individuazione degli edifici e dei monumenti di pregio artistico, storico, architettonico e ambientale. Sarà necessario calibrare gli interventi edilizi ammissibili, verificare caso per caso la possibilità di consentire interventi radicali come la demolizione e ricostruzione. L’eredità ricevuta dal passato ci permette oggi di vivere e di vantare un centro storico a misura d’uomo nel quale si percepisce la storia della nostra comunità. Un armonioso alternarsi di vicoli, di strade, di piazze, sulle quali si affacciano palazzi e monumenti che senz’altro richiedono una programmazione urbanistica di riqualificazione ma che sia attenta al valore sociale e psicologico che essi rappresentano per i cittadini. Accogliamo, dunque, con un prudente entusiasmo l’avviato iter di variante con l’auspicio che non ceda a logiche speculative e che, piuttosto, possa contenere dispositivi normativi di impulso che: favoriscano l’individuazione e la valorizzazione delle emergenze di interesse storico, architettonico, ambientale impedendone la distruzione; promuovano il rinnovamento urbano; possano determinare un rilancio per l’economia.
di Maurizio Barbato