Papa Francesco abbraccia i terremotati: «Abbiate speranza, ce la farete»
Città del Vaticano Dieci pullman, circa 800 persone, tutte accomunate dal medesimo destino: il terremoto. L’Aula Paolo VI stavolta ha ospitato famiglie spezzate, uomini segnati, anziani senza casa, bambini spaesati. Le cicatrici sulla pelle della gente dell’alto Lazio, dell’Abruzzo e delle Marche sono ben visibili e rimarranno per tutta la vita. Papa Francesco li ha voluti ospitare per gli auguri d’inizio anno, per rincuorarli e mantenere la promessa fatta ad Accumoli tra le macerie: “non vi lascerò soli”.
Sulle note del canto
natalizio di Betlemme, Francesco ha dato il benvenuto a tutti. Abbracci, lacrime, commozione. C’erano anche i vescovi delle diocesi interessate, i sindaci dei comuni distrutti, il commissario straordinario del governo per la
ricostruzione Vasco Errani e Fabrizio Curcio capo del dipartimento
della Protezione Civile. Non mancavano nemmeno i vigili del fuoco e i volontari che hanno lavorato nelle prime fasi dei soccorsi.
“La ricostruzione deve incominciare dal cuore”. Servono tenacia, coraggio, pazienza, solidarietà. “La speranza deve fare fiorire nuovamente i cuori feriti – ha detto Francesco – E’ con i cuori che bisogna ricostruire. Non bisogna fare leva sull’ottimismo, ma solo sulla speranza. L’ottimismo è un atteggiamento che serve un po’, per un certo momento, ma poi si dimostra non avere sostanza. Oggi serve, invece, la speranza. Per ricostruire. E questo si fa con le mani e con il cuore. Mani e cuore”.