Nola, le “Lettere di uno stolto agli scienziati del mondo” riportano il teatro muto alla contemporaneità

Nola – Il teatro muto torna protagonista a Nola. In occasione della manifestazione “SettembrArte Nola”, presso il parco archeologico urbano, è stato presentato (progetto dell’associazione  “Judes Renard”) il dramma: “Lettere di uno stolto agli scienziati del mondo. Appunti per uno spettacolo in divenire”.

Più che uno spettacolo in senso lato è stato al pubblico è stata offerta una galleria di immagini filtrate  attraverso lo sguardo degli esclusi, dei bambini e di coloro chiamati a misurarsi con un destino non sempre benevolo (come nel caso del romanziere che combatte con le voci registrate dei dischi automatici e che non è mai riuscito a far pubblicare il suo libro). La contemporaneità è chiamata ad un gioioso corpo a corpo con il teatro d’avanguardia: i fatti grandi si intrecciano alle piccole avventure quotidiane, le quali sono state ben rappresentate  grazie alla presenza delle varie scenografie minimaliste. Come non citare, a riguardo, le parti in cui era presente la ragazza, convertitasi all’Islam, cacciata di casa oppure l’approdo dei migranti avvolti in teli d’oro, ma anche le foto sorridenti dei politici. A seguire, le rappresentazioni delle file lunghissime all’ingresso di un ufficio pubblico, mentre gli impiegati aspettano calmi l’ora d’inizio delle ostilità … E non solo: dei bambini giocano con scarpe abbandonate e con i sogni dei proprietari, sperando di vivere in un mondo migliore dal loro. D’impatto sono state le scene in cui degli uomini hanno fatto volare bolle di sapone e delle donne che, in abito da sera, le hanno rotte danzando e suonando. Momenti comici, ma pur sempre riflessivi, sono stati quelli in cui vi erano i marinai sulle banchine che sognavano sirene o quando due vecchie hanno scandito il tempo della vita e della morte.

Il regista Giuseppe Sollazzo, intervenuto sul palco per ringraziare il sindaco, Geremia Biancardi, e l’amministrazione comunale per aver permesso lo svolgimento dello spettacolo,  ha anche spiegato alla platea che ciò che è stato visto si è trattato del “teatro della speranza”. Quel teatro che è capace di mostrare il lato segreto delle cose descrivendo il presente, la difficoltà a realizzare i propri desideri e lo scarto tra passione e talento. Per questo tipo di teatralità, quindi, le parole hanno un ruolo marginale e si dà importanza alle immagini le quali nascono in scena per parlare il linguaggio del teatro e per legarsi all’immaginazione di chi guarda. Quella stessa immaginazione che l’uomo deve avere per superare le complessità del mondo mettendosi magari, a volte, nei panni dell’altro.

 

di Nicola Compagnone

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