Rivoluzione nella sanità: studi medici aperti fino a 16 ore al giorno
La “rivoluzione” degli studi medici aperti fino a 16 ore al giorno per garantire un’assistenza ‘no stop’ al cittadino è, in alcune regioni, già una realtà: è il caso di Lazio ed Emilia Romagna dove, proprio grazie alle esperienze pilota delle cosiddette ‘Case della salutè e ‘Unità di cure primarie Ucp’, l’accesso ai Pronto soccorso è stato ridotto di circa il 15%. A spiegare i vantaggi di questo modello di assistenza – che la nuova Convenzione dei medici di famiglia approvata oggi prevede sarà esteso in tutta Italia – sono l’assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi, ed il medico di base Fabio D’Andrea, coordinatore di uno studio medico h12 a Roma. «Le prime Case della salute, con aggregazioni di medici che garantiscono un’assistenza sul lungo orario – spiega Venturi – sono nate 7 anni fa. Oggi, se ne contano circa 60 in tutta la regione». I risultati, afferma, «sono ottimi, con una sensibile riduzione degli accessi ai Pronto soccorso». Riduzione stimata intorno al 10-15% già nel 2014. Fondamentale, sottolinea, è dunque «il crescente coinvolgimento dei medici di famiglia nella medicina del territorio».
Un’esperienza pilota, quella della Case della salute, che in alcuni casi ha portato anche alla nascita di un’altro progetto sperimentale, quello degli ‘ospedali di comunita: «Alcune Case – spiega Venturi – hanno cioè al loro interno anche dei letti di degenza che non sono però destinati a malati acuti, bensì a malati cronici, come ad esempio gli anziani, che hanno però bisogno di un’assistenza in ambienti protetti con medici e infermieri». In tutto sono una decina ed i costi sono a carico della Regione: «Si tratta di esperienze positive che hanno portato ad una riduzione dei ricoveri ospedalieri, con un taglio dei costi. La nuova Convenzione – commenta l’assessore – non ci coglie di sorpresa. L’obiettivo è ora implementare questo modello di assistenza». Anche nel Lazio sono già oltre 500 gli studi medici Ucp che garantiscono un’assistenza continua ai pazienti fino a 12 ore al giorno. Punti di riferimento presenti dal 2009 e che hanno portato, anche qui, alla riduzione del 10-15% degli accessi ai Pronto soccorso. I medici di famiglia, afferma D’Andrea, »garantiscono una presenza di almeno 9 ore al giorno, aggregandosi in un numero che varia da 5 a 16 specialisti. Il nostro studio Ucp a Roma, ad esempio, è nato 5 anni fa: siamo 50 medici aggregati e garantiamo un’assistenza h12 per 7 giorni su 7, per un totale di 50mila pazienti, ed i risultati sono davvero buoni«. Il cittadino, infatti, »sa di poter avere sempre un punto di riferimento e per questo, invece di andare in ospedale – rileva – si rivolge a noi. Nel nostro studio abbiamo visitato in 4 anni oltre 20mila pazienti e solo per 120-150 si è reso necessario il ricorso al Pronto soccorso. Insomma, il primo risultato concreto sono i Pronto soccorso della città meno intasati; il secondo, ma non meno importante – conclude il medico – è che il cittadino sa di poter avere sempre un punto di riferimento, dove la visita sarà garantita in tempi celeri su un arco temporale prolungato».