L’ecocentrale di Enel Green Power inaugurata da Renzi in Nevada
Matteo Renzi non vuole mancare. E vola fino in Nevada, che sceglie come prima tappa della sua missione in Usa, per tagliare il nastro di un impianto simbolo, quello che l’Enel Green Power ha inaugurato oggi a Fallon, debuttando con il primo sito al mondo a unire geotermia, fotovoltaico e termosolare in un progetto d’avanguardia nelle rinnovabili. Il premier si dice «orgoglioso» del gruppo elettrico che vuole «far crescere», anche con la banda larga per la quale annuncia la presentazione di «progetti innovativi» il 7 aprile.
E usa l’esempio dell’Enel, postando su Facebook mentre vola verso l’America l’hashtag #orgoglioitalia, per mandare l’ennesimo messaggio a casa: «Basta con la rassegnazione che fa male al Paese di quelli che dicono che la globalizzazione fa male all’Italia. È invece la più grande occasione del paese per tornare a esser sè stesso. L’Italia è più forte delle sue paure, nel mondo è un onore essere italiani». E mentre annuncia con un tweet un’altra «buona notizia», con l’Enel Green Power che ha vinto oggi una gara per eolico e solare in Messico da 1,5 miliardi, rilancia, ancora una volta, il ruolo delle rinnovabili che «vedono l’Italia tra i leader mondiali» e della tecnologia.
Senza però dimenticare, con un occhio al prossimo referendum sulle trivelle, che un «mondo di sole rinnovabili è per ora un sogno. Dobbiamo ridurre le fonti fossili e le emissioni, ma petrolio e gas serviranno ancora a lungo», scrive. Dal Nevada il premier fa anche un passaggio sulla situazione in Europa. Anche e soprattutto alla luce dei «terribili» fatti di Bruxelles. Il vecchio Continente «ha paura» e la risposta da dare sono «i vecchi valori e le nuove energie», aggiunge con un gioco di parole sulle rinnovabili. «Il nostro Paese sembra fare tutto per nascondere le proprie eccellenze», scandisce più volte il premier, che è volato in Usa cogliendo l’occasione del summit sul nucleare di Washington in programma giovedì e venerdì per allargare il giro. E toccare tre Stati in chiave ‘soft power’, la penetrazione attraverso le eccellenze del sistema paese. Così, dopo il Nevada, farà tappa a Chicago, dove visiterà, tra l’altro, il laboratorio che ha scoperto il bosone e prende il nome da Enrico Fermi. Poi aprirà il forum Ice Italia-Usa sul manifatturiero del 21mo secolo e proseguirà per Boston per visitare il centro Ibm per le alte tecnologie in campo della salute, dove è attesa la firma un memorandum. E parlerà nella prestigiosa aula di Harvard, ateneo simbolo degli States.
Con gli Usa, insiste il premier, «non dobbiamo collaborare solo nei settori tradizionali». A Fallon, dove Renzi è atterrato con la moglie Agnese e promette di voler tornare in «futuro» anche con i figli, ad aspettarlo c’è Francesco Starace, l’ad dell’Enel che dopo Stillwater, per il quale il gruppo ha investito 290 milioni di dollari, farà il «prossimo impianto di questo tipo, anche se più piccolo, a Monaco, in Germania». «Siamo nati in Italia ma consideriamo la nostra casa il mondo», dice mentre il premier annuisce soddisfatto.