Il Senato approva le unioni civili
Il Senato ha approvato la fiducia posta dal governo sul Ddl Cirinnà, così come emendato dopo l’accordo che ha stralciato l’articolo relativo la stepchild adoption e l’obbligo di fedeltà. 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto; 245 senatori presenti e 244 votanti. Il provvedimento ora passa alla Camera. La discussione generale sul maxiemendamento, ha spiegato il presidente del Senato Pietro Grasso, si terrà domani mattina dopo il parere della commissione Bilancio.
Un applauso dei banchi del Pd ha segnato l’annuncio dell’ok alla fiducia. Felice Monica Cirinnà, che ha ascoltato il presidente Grasso abbracciata a Giuseppe Lumia. Subito dopo, la senatrice ha scambiato un abbraccio con il collega Andrea Marcucci. Prima di lasciare l’Aula, c’è stata anche una stretta di mano tra Monica Cirinnà e Carlo Giovanardi.
I senatori del M5S non hanno partecipato alle votazioni, uscendo dall’aula. 18 senatori di Ala su 19, invece, hanno votato la fiducia al governo (l’unico senatore di Ala che non ha votato è Antonio Scavone, che non era a Roma). Senza di loro il governo avrebbe avuto 155 voti. I verdiniani risultano dunque determinanti per raggiungere la soglia della maggioranza assoluta a Palazzo madama, che è a quota 161. I verdiniani voteranno compatti la fiducia, aveva annunciato il presidente di Ala, Lucio Barani, al termine della riunione del gruppo che si è tenuta in Senato. «I numeri dimostrano che il gruppo Ala è stato decisivo nel voto di fiducia al governo Renzi. I voti dei verdiniani, infatti, sostituiscono le defezioni del Ncd e del Pd su una legge sui diritti civili mai discussa né in commissione né in Aula. Questa trasformazione non può passare sotto silenzio, ci aspettiamo quindi che il Presidente del Consiglio, Renzi, ne tragga le dovute conseguenze e salga al Quirinale per formalizzare con il Presidente della Repubblica, Mattarella, la nuova maggioranza governativa», dichiara Paolo Romani, presidente del gruppo Forza Italia al Senato. In una nota il senatore Denis Verdini, leader di Ala che parla di «contributo essenziale» del suo gruppo.
Sono tre i senatori del Pd che non hanno votato la fiducia sul ddl Cirinnà: Sergio Zavoli, Luigi Manconi e Felice Casson. Non hanno preso parte al voto nemmeno il segretario dei socialisti Riccardo Nencini e l’ex di Scelta Civica Maria Paola Merloni (ora al gruppo misto). Nencini, a quanto si apprende, è in missione per conto del governo. La sua assenza non ha quindi motivazioni politiche: il viceministro ai Trasporti più volte si è detto favorevole alla legge. Sergio Zavoli, invece, era assente in Aula per motivi di salute. Sei gli assenti tra i senatori di Ap: questi non hanno votato la fiducia in dissenso dal gruppo. Si tratta dei senatori Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito, Aldo Di Biagio e Giuseppe Marinello.
Il ministro Andrea Orlando ha commentato così le polemiche sul sì di Ala alla fiducia: «Questo voto non certifica» l’ingresso in maggioranza, ha detto. «Ieri i senatori di Ala non hanno votato la fiducia» sul Milleproroghe, quindi il sì di oggi «non ha alcuna implicazione politica».
Il voto è stato preceduto dai malumori creati dall’intervento del ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha rivendicato il merito di aver impedito l’approvazione di una legge «contro natura». «Abbiamo impedito una rivoluzione contro-natura e antropologica», ha detto il leader di Ap parlando a margine del consiglio Ue Interni in merito alle modifiche apportate al ddl. «Ha vinto il buonsenso perché è assolutamente di buonsenso dare più diritto ai soggetti anche dello stesso sesso che compongono un’unione e al tempo stesso l’istituto giuridico del matrimonio è ben distinto da quello dell’unione», ha spiegato Alfano. «È stato un bel regalo all’Italia aver impedito che due persone dello stesso sesso, cui lo impedisce la natura, avessero la possibilità di avere un figlio. Abbiamo impedito una rivoluzione contro-natura e antropologica».
«Credo che oggi dovrebbe prevalere il buon senso anche nelle dichiarazioni. Il regalo all’Italia è consentire alla Costituzione di trovare piena applicazione e di affermare finalmente che il progetto di vita tra due persone dello stesso sesso non vale meno di quello tra un uomo e una donna. Il regalo all’Italia è dire che non ci sono cittadini di serie B. E questa legge va nella direzione giusta», ha detto il ministro per le riforme e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi.