Il ddl sulle unioni civili slitta a mercoledì prossimo

L’esame del disegno di legge sulle unioni civili slitta a mercoledì prossimo dopo il voto sul decreto Milleproroghe. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, come riferisce il presidente dei senatori di Ap, Renato Schifani. La decisione è arrivata dopo la nuova richiesta di rinvio dell’esame del ddl in Senato. Questa volta a chiedere una riflessione «di qualche giorno» è stato il Partito democratico dopo che ieri sera l’Aula di Palazzo Madama aveva approvato la richiesta di sospensione avanzata da Sel. La richiesta del Pd ha colto di sorpresa l’Aula. 

 
In Senato si è sfiorata la rissa tra M5S e ex del movimento. Mentre parlava Nunzia Catalfo sono volate parole grosse tra Alessandra Bencini, oggi in Idv, e alcuni senatori Cinque Stelle. La tensione è salita quando Laura Bottici, che è questore del Senato, ha cominciato ad inveire aggressivamente su Bencini. A fermarla, facendo scudo col suo corpo, è stato un altro questore, Antonio De Poli dell’Udc. L’atteggiamento di Bottici è stato stigmatizzato dal presidente Grasso. «I questori dovrebbero mantenere l’ordine…».

De Poli, che è abbastanza alto di statura, ha fatto letteralmente da barriera, alzando le braccia, nei confronti di Bottici, anche lei abbastanza alta, mentre i senatori M5S continuavano a inveire sulla senatrice Bencini, pure lei richiamata all’ordine dal presidente. «Espellile», hanno urlato a Grasso diversi senatori. E Grasso ha sottolineato: «Tutto questo non aiuta il dibattito».

Il presidente dei senatori Dem Luigi Zanda ha chiesto la convocazione della Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama per fare il punto sul ddl. «Ieri abbiamo registrato un fatto politico nuovo – dichiara – un gruppo che sembrava favorevole a un iter del provvedimento ci ha ripensato. Quindi serve un lavoro di riflessione per riannodare dei fili politici». 

«Lo so che ho sbagliato a fidarmi del Movimento 5 Stelle e pagherò per questo. Mi prendo la mia responsabilità politica di essermi fidata di loro. Concluderò la mia carriera politica con questo scivolone. Ne prendo atto», ha detto la relatrice del ddl Unioni civili, Monica Ciorinnà, conversando con i cronisti nel Transatlantico di Palazzo Madama. Il 2081, cioè il disegno di legge sulle unioni civili ora all’esame all’aula del Senato, ha aggiunto, «lo abbiamo scritto, nella sua ultima versione, per rispettare la scadenza voluta da Renzi del 15 ottobre, io, Tonini e Lumia nella stanza di Tonini. E questa versione rappresentava l’accordo raggiunto nel Pd sulla materia. Era nel totale rispetto del programma di Governo». 

«Dobbiamo vedere in questo lasso di tempo quali saranno i soggetti davvero affidabili con cui mandare avanti questa legge», è la riflessione della senatrice cattodem, Rosa Maria Di Giorgi. «Ora vedremo cosa accadrà non escludo un ritorno del testo in Commissione. Probabilmente si dovrà ripensare, comunque, un percorso parlamentare».

La scelta del Movimento 5 Stelle di non votare l’emendamento «canguro» del Pd, che blinda l’adozione del figlio del partner e salta i 500 emendamenti ostruzionistici della Lega, ha spiazzato il Pd che deve trovare una maggioranza interna per il «canguro» o affrontare una lunga e rischiosa discussione sugli emendamenti. I cattodem continuano a chiedere lo stralcio della stepchild adoption dal disegno di legge, contro la volontà della maggioranza del partito.Ma è lo stesso Renzi, vista la situazione mutata, a prendere per la prima volta in considerazione questa ipotesi.

Ma nel Pd le posizioni sono diverse. «Penso che in Italia si sia in pausa di riflessione da troppo tempo sulle unioni civili. Ora è tempo di andare avanti, il Pd non si fermi e vinca la sfida». È la tesi della minoranza dem, espressa da Roberto Speranza per il quale «il testo va mantenuto così come è, è già un compromesso, non è immaginabile togliere la stepchild adoption». «Non è scontro tra laici e cattolici – spiega Speranza – e bisogna cercare un accordo dentro il Pd. Mi aspetto che il Pd, che ha dimostrato anche in altre occasioni di avere i numeri, anche stavolta faccia la sua parte».

 

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