La Corte costituzionale dispone: “Lire, da oggi si possono cambiare di nuovo, ce ne sono ancora per 2 miliardi di euro”

«La sentenza della Corte costituzionale che in ottemperanza alla legge del 2002, offriva il diritto di convertire in euro le banconote e le monete metalliche in lire, fino al termine decennale di prescrizione, ossia fino al 28 febbraio 2012, che il governo Monti aveva anticipato al novembre 2011, offre la possibilità di poter cambiare negli sportelli della Banca d’Italia banconote e monete in lire ritrovate in casa da migliaia di cittadini». Lo afferma Elio Lannutti dell’Adusbef. «La sentenza che assesta un ulteriore colpo alla decretazione d’urgenza lesiva dei diritti ed interessi dei cittadini, afferma che nemmeno la sopravvenienza dell’interesse dello Stato alla riduzione del debito pubblico, alla cui tutela è diretto l’intervento legislativo nell’ambito del quale si colloca anche la norma denunciata, può costituire adeguata giustificazione di un intervento così radicale in danno ai possessori della vecchia valuta, ai quali era stato concesso un termine di ragionevole durata per convertirla nella nuova.

 
Nel caso in esame – si legge ancora nel testo della sentenza – non risulta operato alcun bilanciamento fra l’interesse pubblico perseguito dal legislatore e il grave sacrificio imposto ai possessori di banconote in lire, dal momento che l’incisione con effetto immediato delle posizioni consolidate di questi ultimi appare radicale ed irreversibile, nel senso che la disposizione non lascia alcun termine residuo, fosse anche minimo, per la conversione”.

Adusbef nel raccogliere numerose proteste di utenti ancora possessori di lire in banconote e monete, aveva invitato a non disfarsene in attesa dell’eccezione di costituzionalità sollevata dalla sezione specializzata in materia di impresa del tribunale di Milano, i quali potranno già da domani e per circa tre mesi, recarsi in uno sportello della Banca d’Italia e pretendere il cambio in euro. Molti se ne saranno disfatti, ma i valori in lire ancora non rientrati, si aggirano tra 1,5 e 2 miliardi di euro.

 

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