La Corte dei Conti e Bankitalia bocciano la natura temporanea delle coperture della manovra
Banca d’Italia e Corte dei conti puntano il dito contro la natura solo temporanea delle coperture della manovra. E’ scontro intanto fra governo e regioni.
La diminuzione delle imposte prevista nella legge di stabilità «è finanziata solo in parte con riduzioni di spesa; sono previste maggiori entrate, in buona parte derivanti dalla voluntary disclosure», sottolinea Bankitalia, evidenziando che sia le entrate derivanti dal rientro dei capitali che dai giochi hanno natura «temporanea».
Le misure che riducono il carico fiscale sui fattori della produzione «appaiono meglio in grado, rispetto ad alleggerimenti delle imposte sul patrimonio, di innalzare la crescita nel medio periodo», afferma il direttore generale dell’istituto centrale, Luigi Signorini, in audizione al Senato sulla legge di stabilità.
«L’abolizione della tassazione sulla proprietà, dal punto di vista macroeconomico, sulla base dell’evidenza empirica finora disponibile, potrebbe avere effetti circoscritti alle famiglie soggette a vincoli di liquidità», aggiunge il direttore generale di Bankitalia.
«Un limite al trasferimento di contante, anche basso, va mantenuto. Del resto l’esistenza di effetti macroeconomici della soglia sui consumi non è sorretta da chiara evidenza empirica», continua Bankitalia. È «consigliabile mantenere un regime più severo per le attività più esposte a contaminazioni, quali i money transfer».
«I limiti all’uso del contante non costituiscono ovviamente – ha sottolineato il vicedirettore generale della Banca d’Italia – un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, specie per il grande riciclaggio, ma introducono un elemento di difficoltà e di controllo sociale che può ostacolare forme minori di criminalità e di evasione. L’esistenza di una soglia scoraggia in via generale una circolazione di banconote troppo ampia, tale da fornire materia a transazioni illecite».
Non c’è però, ha spiegato Signorini «a mia conoscenza una base analitica o empirica sufficiente per precisarne il valore ottimale». «Dal mero punto di vista del tracciamento delle transazioni, quanto più la soglia è bassa tanto meglio è, ma ci sono limiti pratici da considerare. Non vi sono quindi elementi per escludere a priori l’opportunità di un innalzamento del limite generale da mille a tremila euro; converrà, se il Parlamento decide di andare in questa direzione, monitorare nel tempo i risultati».
La legge di Stabilità usando «al massimo gli spazi di flessibilità» in deficit «riduce esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici» e «lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti» come il riassetto del finanziamento degli enti locali, sostiene la Corte dei Conti che critica la manovra varata dal governo.
La legge di Stabilità «sconta il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro» per cui saranno necessari «consistenti tagli di bilancio o aumenti di entrate» a partire dal 2017, afferma il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri in audizione in Senato sulla legge di Stabilità.
Tra 2016 e 2018 il concorso delle amministrazioni locali gli obiettivi di finanza pubblica «risulta particolarmente rilevante», rileva ancorala Corte dei Conti osservando che l’aggiustamento di bilancio andrà «a gravare prevalentemente sulle amministrazioni locali, con ripercussioni negative sulla qualità dei servizi».
Il taglio della Tasi «cristallizza» la capacità fiscale dei Comuni, avvantaggiando chi ha alzato al massimo le aliquote e penalizzando i Comuni dove la Tasi era meno cara, rileva ancora la Corte dei Conti. «I servizi indivisibili graveranno sui non residenti» non in grado «di operare il controllo politico sugli amministratori con il voto».
E’ scontro intanto fra Regioni e governo sulla legge di stabilità. I 17 miliardi di tagli previsti a partire dal 2017mettono a rischio, secondo Sergio Chiamparino, la stessa sopravvivenza degli enti locali e il mancato incremento della spesa sanitaria nel 2016 potrebbe far aumentare i ticket e compromettere la distribuzione dei farmaci salvavita. Un grido d’allarme che il premer Matteo Renzi coglie al volo, accettando la richiesta di incontro partita dal sistema regionale, che però ora, fa intuire il premier, dovrà confrontarsi direttamente con lui.
Il commento del presidente del Consiglio alla convocazione fissata per mercoledì preannuncia infatti scintille. «Ora ci divertiamo, sul serio», ha confidato il premier ai suoi. Da quanto lasciato trapelare, Renzi non sembra in alcun modo intenzionato a modificare l’impostazione della manovra: «Sulla sanità ci sono più soldi del passato», avrebbe ribadito, difendendo il mantra di questa legge di stabilità: «Le tasse devono scendere» e le Regioni non saranno autorizzate ad aumentare le imposte. «Eliminino piuttosto gli sprechi», avrebbe argomentato.
«Non mi pare che presentare delle esigenze sia una proposta eversiva. O le cifre che noi portiamo vengono dimostrate fasulle, e dal momento che finora nessuno lo ha fatto, non c’è dubbio che una risposta alle Regioni debba essere data. Nessuna sfida né braccio di ferro, solo la volontà delle Regioni di dare risposte ai cittadini», dice il presidente dimissionario delle Regioni Sergio Chiamparino.
«È chiaro – ha sottolineato Chiamparino parlando oggi nell’aula del consiglio regionale del Piemonte – che se una trattativa politica partirà, questa deciderà dove fermare l’asticella. Se, come mi auguro, ci sarà un incontro con il Governo domani, o comunque prima di giovedì quando la Conferenza delle Regioni dovrà dare un parere sulla Legge di Stabilità, sarà utile capire se sulla sanità e sul pluriennale si può dare vita a due gruppi di lavoro per valutare le nostre richieste».
La guerra è anche sui numeri. Il sottosegretario alla presidenza, Claudio De Vincenti spiega che il «Fondo Sanitario Nazionale nel 2016 aumenta di un miliardo e che la Legge di Stabilità supporta le Regioni, sulla parte non sanitaria, con un ulteriore miliardo e 300 milioni».
Ma la lettura di Chiamparino è totalmente diversa. Nel 2016 le Regioni, ha spiegato Chiamparino in Parlamento, devono fare i conti con 2 miliardi in meno del previsto per la sanità e altri 2,2 miliardi di tagli extrasanità ereditati dalle manovre del passato. Quest’ultima cifra viene solo in parte coperta con stanziamenti per 1,3 miliardi previsti dalla stabilità, che lascia quindi un «buco» da 900 milioni.
Il fondo – è vero – aumenterà di 1 miliardo rispetto allo scorso anno, come ribadito da Renzi, ma 800 milioni saranno destinati ai nuovi Lea, mentre le Regioni dovranno far fronte anche a rinnovo dei contratti (300 milioni), fondo vaccinazioni (300 milioni), pazienti emotrasfusi (170 milioni) e farmaci salvavita come quelli per l’epatite C (500 milioni). Manca quindi un altro miliardo. «Se non cambiano questi dati – sostiene il presidente dimissionario della Conferenza delle Regioni – vorrà dire che sui farmaci innovativi ci sarà qualcuno a cui bisognerà dire di no, ma questa è una responsabilità enorme».
Il tono è calmo ma la provocazione c’è: «Se si ritiene che la sanità possa funzionare meglio con un sistema centralizzato noi siamo pronti ad affrontare sfida, purché non si faccia in maniera strisciante e surrettizia».
Le critiche non sono del resto isolate. Davanti al Parlamento anche le parti sociali hanno risollevato molti dei loro dubbi. A partire da Susanna Camusso, secondo cui la manovra «favorisce chi ha di più», da proprietari immobiliari a evasori fiscali, e peggiora le condizioni di chi invece si trova già in condizioni disagiate, da giovani disoccupati a pensionati. Cisl e Uil sulla stessa linea lamentano i tagli a Caf e patronati, ritenuti indispensabili proprio per le fasce meno protette di cittadini, mentre il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, pur approvando l’impianto complessivo della legge, evidenzia «i grandi assenti» del 2016: Sud, ricerca e innovazione.