Unioni civili, Renzi: “Libertà di coscienza”
Una priorità dove serve buon senso e ascolto, cercando un punto di caduta da qui al 2016. Il premier Matteo Renzi, all’indomani di un weekend infuocato, traccia così il sentiero per l’approvazione delle unioni civili. Tema che resta divisivo non solo nella maggioranza ma anche nel Pd e rispetto al quale il governo, con la previsione del voto secondo coscienza, cerca da giorni di sminare ogni trappola. Anche perché le unioni civili cavalcano il dibattito anche fuori dalla politica, con il Vaticano, che per voce del cardinal Agostino Vallini, vicario del Papa a Roma, torna a manifestare la sua contrarietà alla riforma.
«La famiglia è un’altra cosa. Il governo farà le sue scelte, ma bastava il codice civile», è la bocciatura che arriva, sulla scia di quella del segretario della Cei, Nunzio Galantino, dal cardinal Vallini. E il porporato individua chiaramente in quello delle adozioni uno dei punti più «delicati» del testo Cirinnà-bis approdato la settimana scorsa in Aula al Senato. Testo in cui la ‘stepchild adoption’ resta il nodo divisivo non solo tra Pd e Ncd ma anche tra i Dem, con la componente cattolica del Pd più che mai ferma sul suo emendamento per un affido rafforzato.
Renzi, parlando al Tg5, appare consapevole di camminare su un campo minato. «Faremo di tutto per approvare» le unioni civili che «continuano ad essere una priorità» ma rispetto alle quali occorre utilizzare le prossime settimane per «dialogare» e senza «alzare muri ideologici», sono le parole del presidente del Consiglio. Parole che quasi si accavallano con quelle del ministro dell’Interno Angelino Alfano, che a Radio 1 usa termini più morbidi di quelli della replica di sabato al ministro Boschi ma non accenna a fare passi indietro.
«Chiederemo il voto segreto perché se c’è liberta di coscienza in Parlamento può uscire una maggioranza che dica no a adozioni, affido e stepchild adoption», spiega il leader di Ap smentendo qualsiasi pressing della Chiesa su un tema che, con il Giubileo alle porte, acquista tuttavia ancor più delicatezza.
Il rischio resta quello che si arrivi a gennaio con una maggioranza divisa in tre tronconi: una parte del Pd favorevole alla stepchild adoption, la componente catto-Dem decisa ad introdurre l’affido – e convinta che sia questo il punto di caduta più ragionevole – e i centristi pronti alla trincea su adozioni e affido. Presupposti che renderebbero necessaria quella maggioranza trasversale sulla quale, con FI divisa (e tendenzialmente contraria al Senato) e con il M5S neppure compattissimo, resta più di un dubbio, e che, allo stesso tempo, allontanerebbe una parte di Ncd dalla linea filo-renziana.
Di certo, nei prossimi giorni i senatori e deputati catto-Pd si riuniranno per fare il punto sull’emendamento sull’affido, restando ferma la convinzione della «necessità» di una legge sulle unioni civili, spiega Rosa Maria Di Giorgi rimarcando il differente approccio rispetto ai centristi. Approccio che trova una buona parte Pd, tuttavia, in totale disaccordo.
Sulle adozioni «non accetteremo ulteriori compromessi», laddove l’affido non dà abbastanza garanzie al bambino, è la linea rossa tracciata dal senatore Sergio Lo Giudice, portavoce di quell’ala laica dei Dem nella quale, si osserva, a sorprendere più che le parole della Chiesa sarebbe un conseguente passo indietro di governo e vertici Pd.