La riforma di Renzi sulla scuola non piace: è ancora scontro con i sindacati

Dialogo, ma nessuna svolta. Tantomeno positiva. L’ipotesi di intralciare gli scrutini come segno di protesta contro i contenuti del ddl Buona scuola si fa sempre più concreta. L’incontro di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi tra il Governo – rappresentato da ben 4 ministri, Boschi, Madia, Giannini, Delrio e dal sottosegretario alla presidenza del consiglio De Vincenti – e i sindacati è stato decisamente da «fumata nera».

Che l’andazzo sarebbe stato quello si era già capito dalle dichiarazioni mattutine del Premier: «Siamo disposti ad ascoltare i sindacati su tutto», ma «la scuola funziona se è di tutti», «non facciamo divisioni politiche sulla pelle della scuola. Non potrà mai esistere la possibilità di bloccare la qualità nella scuola». Insomma, ascoltiamo ma andiamo avanti.

Il messaggio ai sindacati è arrivato forte e chiaro. «È ancora come se avessimo la pistola puntata alla tempia», ha sintetizzato il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. Nel merito – ha osservato il leader della Cgil, Susanna Camusso «non è stata data nessuna risposta alle criticità che abbiamo proposto. Il governo ha detto di aver preso buona nota, anche se siamo ben lontani dal cambiamento profondo dell’impianto». E anche il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ritiene insufficienti le modifiche introdotte in Parlamento: «Se si fossero fatti prima altri incontri con il Governo sicuramente avremmo costruito un percorso più utile per cambiare la scuola».

Non intendono deporre le armi i sindacati di categoria. «Il Governo si è limitato a prendere atto delle dichiarazioni di ciascuno» hanno raccontato al termine del confronto che, andato avanti per circa 3 ore, ha registrato anche momenti di tensione e decibel non proprio da amabile conversazione. Flc, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals, che non hanno alcuna intenzione in questa occasione di rompere l’unitarietà d’azione, metteranno in campo nuove iniziative di mobilitazione anche durante il periodo degli scrutini. Non un vero e proprio blocco perché la legge sulla regolamentazione degli scioperi non lo consentirebbe, ma certamente un gran bel disagio.

«Si sta concludendo l’anno scolastico in un clima di conflitto», si rammarica il leader della Uil scuola, Massimo Di Menna. «Nei prossimi giorni organizzeremo presidi in occasione dell’inizio del dibattito alla Camera, assemblee e iniziative di lotta nelle scuole. La mobilitazione continua» promette il leader della Flc, Mimmo Pantaleo.

I Cobas, che si muovono per proprio conto, oltre a interferenze in tempo di scrutini, vogliono proporre agli altri sindacati di scegliere una data, una domenica (che potrebbe essere il 7 giugno, suggeriscono) «per difendere tutti insieme la scuola bene comune». «Vogliono andare avanti come un treno», hanno mostrato «un’arroganza sbalorditiva» e «aperture zero» chiosa il leader del movimento, Piero Bernocchi.

«Restano divergenze forti» è costretta ad ammettere il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, pur ribadendo la volontà di dialogo. Un dialogo che ha però paletti irremovibili: «Il governo sui punti qualificanti del Ddl scuola non farà passi indietro» ha avvertito la titolare del dicastero dell’Istruzione. Mentre il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Claudio De Vincenti, definisce «irresponsabile» l’ipotesi di un blocco degli scrutini; un’iniziativa che «a fronte di una manifesta volontà del governo di dialogare», lamenta De Vincenti, «colpirebbe unicamente studenti e famiglie».

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *