Le opposizioni alla Camera non parteciperanno al voto sull’Italicum

Italicum all’esame dell’Aula della Camera. Sono 65 gli ordini del giorno al testo, su cui la scorsa settimana il governo ha incassato tre fiducie, che dovranno essere illustrati e votati dall’Assemblea. Il voto finale e definitivo sulla legge elettorale è previsto in serata. Sarà a scrutinio segreto.

Le opposizioni non parteciperanno al voto finale sull’Italicum alla Camera, ha annunciato il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: «Nessuna delle opposizioni parteciperà al voto finale. Non vogliamo essere parte di una giornata funerea per la democrazia italiana». La decisione crea malumori in Forza Italia. La scelta dell’Aventino, peraltro, già al momento degli ordini del giorno non è stata seguita da parte del gruppo – una ventina, spiegano alcuni parlamentari – che presente in Aula e ha votato. E sul voto finale le tensioni sono visibili anche in Transatlantico dove il dibattito tra i sostenitori dell’Aventino e i ‘verdiniani’ è acceso: «Perchè dobbiamo fare gli estremisti?», si chiede qualcuno.

Il Movimento 5 stelle, dopo aver lanciato un appello a tutte le opposizioni a votare no, ha annunciato che lascerà l’aula come Forza Italia. Il M5S lascerà l’Aula, ha chiarito Danilo Toninelli, l’uomo riforme dei 5 Stelle, dopo la richiesta di voto segreto da parte di Forza Italia.

«L’orientamento è di restare in aula e votare no». Così il bersaniano Alfredo D’Attorre, esponente della minoranza Pd contraria all’Italicum, spiega la sua posizione e quella diffusa tra chi non ha votato la fiducia alla legge. Una scelta ribadita anche da Gianni Cuperlo.

«Stiamo dando corso e concretizzazione alle riforme dopo decenni di parole in libertà. Questa prima parte di riforme è molto corposa ma anche doverosa. È l’abc per ristabilire le regole come dovrebbero essere: stiamo facendo la legge elettorale per dire che chi arriva primo vince le elezioni. Non sono cose particolarmente geniali», ha ribadito oggi il premier Matteo Renzi.

«I primi giorni in Europa mi guardavano con la faccia di chi diceva avanti un altro: ‘vediamo a chi tocca, ne abbiamo visti tanti…’. La credibilità dell’Italia è centrale. Grazie a questa legge elettorale le cose cambieranno davvero: uno farà il presidente del Consiglio per 5 anni, magari 10 per poi andare a casa. Ma in quei cinque anni ci sta e ha una strategia», ha aggiunto.

«Stiamo rimettendo il paese nella carreggiata della normalità della pubblica amministrazione e istituzionale», ha sottolineato ancora. «Il Paese ha dimostrato una qualità strepitosa: a fronte di instabilità politica e continui cambiamenti in corso d’opera è riuscito a crescere, con alcune imprese anche con percentuali superiori a quelle di altri Paesi».

«Secondo me questa è l’ultima #lavoltabuona. Ciao, Maria Elena». È il messaggio che il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha inviato stamani su Twitter a un giornalista che ironizza sull’iter della legge elettorale, sostenendo che quella che si apre oggi è «la 105esima “settimana decisiva” per la riforma elettorale». Il ministro sottolinea che questa settimana, che si apre con il voto finale alla Camera dell’Italicum, è anche «l’ultima», perché il testo è alla lettura finale.

L’ora X per il voto finale sull’Italicum è fissata per stasera. «Il traguardo», indicato con forza dal premier Matteo Renzi anche ieri, segnerà anche una nuova tappa nel dissenso interno al Pd dopo lo strappo dei ’38’ della settimana scorsa sulla fiducia. Uno strappo che quel gruppo oggi ribadisce, seppur in forme diverse, e che potrebbe allargarsi rischiando di depauperare l’entità della maggioranza sulla legge elettorale.

Brunetta ha definito questa giornata «una violenza che Renzi e il suo governo, la sua maggioranza infliggono al Parlamento e all’intero paese». «Si approvano, tentano di approvare, una riforma elettorale senza partecipazione alcuna da parte del resto del Parlamento. Lo fanno con colpi di maggioranza tra l’altro dichiarata incostituzionale dalla corte. Ricordiamo i 130 deputati del Pd dichiarati incostituzionali dalla sentenza della Corte di un anno e mezzo fa. Lo fanno grazie ai voti di fiducia, che hanno imposto la cancellazione di tutti gli emendamenti, insomma una violenza continua al Parlamento e alle regole del gioco della democrazia. Per questo noi non parteciperemo a questa giornata che consideriamo infausta e lasciamo al Partito democratico tutte le sue contraddizione, di chi è a favore, di chi è contro, di chi si astiene, di chi partecipa, di chi non partecipa».

«Vorremmo che fosse chiaro al Paese che Renzi non ha la maggioranza né del Parlamento né del Paese e neanche del suo partito. Proprio per questo assieme alle altre opposizioni non parteciperemo al
voto finale e diremo con grande chiarezza la nostra contrarietà e la nostra opposizione. La battaglia non è finita qui, il presidente della Repubblica dovrà meditare, come dovrà meditare la Corte costituzionale e dovrà meditare anche l’intero corpo elettorale, perchè è nostra intenzione chiedere un referendum abrogativo semmai questa legge dovesse essere approvata. Non saranno nè giorni né settimane né mesi facili per Renzi e il suo governo di prevaricatori», conclude.

 

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