Italicum, resa dei conti nel Pd in serata
Matteo Renzi ormai ha deciso: indietro non si torna. Stasera all’assemblea del gruppo Pd confermerà ogni punto della riforma elettorale. E per spaccare la minoranza e provare a ridurre al minimo il voto contrario sulla legge elettorale, è disposto a qualche modifica solo sulla riforma costituzionale.
L’obiettivo del premier, come già avvenne per il jobs act, è riassorbire il malcontento ma in ogni caso, spiegano i fedelissimi, la via per approvare l’Italicum è ormai decisa: se il Pd uscirà spaccato, il governo metterà la fiducia sulla riforma del Porcellum. I pontieri del premier sono al lavoro per cercare di evitare all’assemblea del gruppo una rottura pesante che potrebbe vedere da un lato 100-150 deputati della minoranza e dall’altro i 200 della maggioranza dem. Certo i margini, concessi dal premier per assorbire il dissenso, sono minimi, per non dire nulli.
Renzi ha deciso che nel Pd, tra direzioni e assemblee, si è discusso fin troppo e entro maggio, come scritto anche nel Piano Nazionale per le Riforme da mandare a Bruxelles nei prossimi giorni, la riforma deve diventare legge. Il timing per il premier non concede sbavature: se l’assemblea certificherà le divisioni interne, sull’Italicum si metterà la fiducia. Una pistola sul tavolo per avvertire la minoranza. Ma non solo. Senza la fiducia, la battaglia del Pd si sposterebbe in Aula con conseguenze molto più rischiose. I voti segreti su alcuni emendamenti, che la minoranza potrebbe chiedere, potrebbe sommare la contrarietà della minoranza dem a chi, negli altri partiti, ha la tentazione di mandare sotto il governo e indebolirlo.
I rischi sono molto alti come dimostra l’appello M5S lanciato alla minoranza Pd a provare a cambiare la legge elettorale in commissione. Con la richiesta di fiducia, sostengono i renziani, ognuno sarà chiamato davanti alla scelta di decidere le sorti della legislatura e anche del Pd. Come ultimo gesto di distensione, il segretario dem è disposto a fare qualche modifica alla riforma costituzionale, venendo incontro ad alcuni rilievi della sinistra.
Una mano tesa all’ala moderata di Area Riformista, vicina a Roberto Speranza. «Dopo di che – osservano i renziani – è il momento che il capogruppo faccia una scelta perchè ha un ruolo e non può continuare a fare il capo-corrente e mantenere il ruolo di garante del gruppo». E in Transatlantico non si esclude che questa volta, dopo aver tenuto a bada malumori e ambizioni dei renziani, il premier potrebbe dar retta a chi gli consiglia, in occasione della scadenza di metà legislatura, di procedere al rinnovo dei vertici sia del gruppo sia delle commissioni.