Speciale San Felice, tra fede e tradizione: il miracolo non c’è
Nola – Come ogni anno il popolo orante ha atteso il segno. Una testimonianza della protezione del Santo. Ma quando il sacerdote ha aperto il tabernacolo, quel segno non c’è stato. Il miracolo della manna non si è ripetuto. Secondo la tradizione popolare tutto ciò potrebbe essere rappresentare la mancata protezione del Santo, la necessità che la città debba recuperare un comportamento collettivo più consono ai valori della fede. La messa dell’invocazione al Santo si è svolta intorno alle 9,30. Secondo la tradizione il 15 novembre, giorno dedicato a San Felice, dal tabernacolo posto nella cripta del Duomo, fuoriuscirebbe un liquido biancastro, la manna, da una cannula che sarebbe in diretto collegamento con la tomba del Santo. Si tratta di una sostanza ancora indefinita e che fino ad oggi non è stata sottoposta ad alcun tipo di analisi. Al tempo stesso, nessuno ha saputo dare al fenomeno una precisa spiegazione. Tuttavia, il popolo nolano è molto legato a questo segno che come detto interpreta come una forma di protezione del Santo. La vicenda di San Felice, a mezza strada tra la leggenda e la storia, affonda le proprie radici agli albori della cristianità. Felice, infatti, è considerato il primo Vescovo della città di Nola. Il giovane Felice, che sarebbe vissuto a metà del primo secolo dopo Cristo, abbracciò con entusiasmo il messaggio d’amore e fratellanza del nuovo credo e per questo fu vittima della feroce persecuzione ordita dall’imperatore Diocleziano. Venne sottoposto ad una lunga serie di supplizi, da cui uscì sempre indenne, come quando venne messo nell’arena con i leoni. Alla fine il martire della fede cristiana, il primo vescovo della città, nonostante la sua giovane età, venne decapitato. Nola da sempre è profondamente legata alla devozione a San Felice. L’altro giorno come da tradizione la processione del busto argenteo del santo. Tanta e sentita la partecipazione. Il Vescovo, Sua Eccellenza Beniamino Depalma, nel suo consueto messaggio ha invitato tutti a prendere a modello Felice. Un modello di fede, di essenzialità, di coraggio. Accanto al rito religioso, la festività di San Felice è caratterizzata dalla tradizionale fiera, un tempo punto di riferimento per un intero territorio. Inoltre le strade cittadine si presentano affollate di bancarelle che propongono a tutti il tradizionale torrone e tutero, accompagnato dall’ombrello. In particolare, è usanza dei giovani nolani, regalare alle proprie compagne, un pezzo di torronedi forma allungata ed un ombrello. Una tradizione che persiste, anche se in maniera più attenuata, ancora oggi. Le pasticcerie e le bancarelle, nel periodo della festa sono piene di torrone di ogni tipo. Con molta probabilità, i nolani di un tempo, ritenevano opportuno abbinare, un dolce come il torrone, realizzato con la nocciola, la cui raccolta coincide proprio nel periodo di novembre ad un dono utile, l’ombrello, visto l’incalzare dell’inverno
Grande successo anche per quest’ anno per i fuochi d’artificio sparati dal tetto del comune. Una coreografia particolare che non ha mancato di essere sottolineata con sinceri applausi. Uno spettacolo pirotecnico che già da alcuni anni viene riproposto a partire dall’amministrazione guidata dal sindaco Geremia Biancardi ed in particolare dall’assessorato ai Beni Culturali, retto da Mariagrazia De Lucia. Anche per quest’ anno, così come da qualche tempo, la stessa processione e la mattinata di ieri è stata allietata dalla locale banda musicale, ricostituita con grande passione da alcuni cittadini. Un momento quello della festività di San Felice che rappresenta anche un’ occasione di rivitalizzazione del centro storico e delle attività commerciali connesse. Del resto, è intenzione dell’amministrazione comunale fare leva su alcuni eventi per tenere vivo il cuore della città. Oltre alla Festa dei Gigli, il calendario nolano vedrebbe il mese di febbraio e di aprile dedicati alla celebrazione del filosofo Giordano Bruno; nel mezzo la già citata festa in onore di San Paolino che occupa i mesi caldi di maggio e giugno, fino ad arrivare a novembre –dicembre – gennaio, con la festività di San Felice che andrebbe di fatto ad accorparsi con il Natale. Tornando allo spettacolo pirotecnico svoltosi a conclusione della processione di San Felice, va evidenziato come la sua particolarità, rientri in uno stile che da qualche tempo è proprio di questa amministrazione comunale. Un tratto volto alla ricerca di elementi particolari che possano far parlare di sé. La “cascata di fuoco”, proposta direttamente dalla casa comunale, è un esperimento consolidato da qualche anno. Ma gli esprimenti non si limitano solo a questo. Nell’ultima edizione della Festa dei Gigli, come si ricorderà, si è ricorso ad un altro effetto speciale. In quella occasione, infatti, ad essere utilizzato fu un altro elemento: l’acqua. Lo spettacolo, denominato giochi d’acqua, ha visto l’utilizzo di getti d’ acqua che venivano mossi a ritmo di musica. L’apoteosi si è raggiunta con la danza dell’acqua sulle note dell’inno di San Paolino. Novità che certamente hanno lasciato il segno e che continueranno a sorprendere anche per il prossimo fu
E’ denominato il libro dei miracoli. E’ stato esposto in questi giorni dedicati ai festeggiamenti del santo patrono Felice, all’interno della Sala dei Medaglioni del Palazzo Vescovile. Il piccolo e prezioso libricino rappresenta in realtà un vero e proprio diario che va dal seicento al millenovecentosei. All’interno sono annotate tutte le vicende legate al miracolo della manna di San Felce oltre la descrizione di visite illustri alla cripta del Santo. Si tratta di un diario minuzioso che evidenzia il forte legame della città al suo patrono. Tanti gli aneddoti che possono essere ricavati, tracciando al tempo stesso un affresco di vita vissuta della, attraversando i secoli ed il mutamento delle fasi storiche. Tutto muta, i contesti, i vescovi, le vicende, ma per alcune centinaia di anni il libro dei miracoli è una costante della storia nolana. In esso si evidenzia come per ogni segno della propria protezione non manifestato da parte del Santo,corrisponda l’anno successivo o poco dopo, un evento negativo che si abbatte sulla città. E’ il caso di epidemie e di disastrose eruzioni del Vesuvio. Si narra, ad esempio, che il 26 aprile 1872, durante un’eruzione del Vesuvio, la statua di marmo del santo, eretta nel 1796 e oggi inglobata nella villa comunale, si contorse irreversibilmente sulla sinistra in direzione della colata lavica, proteggendo la città minacciata da una nube di ceneri e lapilli. Il 15 novembre dello stesso anno, dopo aver svolto un regolare processo canonico, il vescovo di Nola Monsignor Giuseppe Formisano riconobbe ufficialmente la prodigiosa contorsione della statua, molto venerata dal popolo nolano e dai fedeli dell’agro. Tra le visite di personaggi illustri presso la cripta di San Felice e citati dal diario, abbiamo quelle di San Papa Pio IX , della figlia del Granduca di Toscana, oltre quella di Alfonso Maria dei Liguori che proprio a Nola compose il celebre canto natalizio “ Tu scendi dalle stelle”. A curare l’esposizione del “Libro dei miracoli” è stata l’associazione Meridies, presieduta da Michele Napolitano.