Rinviata ancora l’abolizione delle province
Si fa presto a dire aboliamo le Province. Qualche tempo fa era un coro a più voci, un inno in falsetto alla spending review in nome della lotta alla casta. Sembrava solo una questione di tempo, un problema «tecnico». Ma forse i sospetti doveva partire proprio da lì, dalla sensazione che qualcosa di anomalo per il nostro Paese stesse accadendo, che la ruota di dietro stesse per sorpassare quella davanti. Possibile?
La vicenda come qualcuno aveva fiutato in anticipo si è ingarbugliata. I localismi hanno iniziato a lavorare ai fianchi; è partito il pressing; la politica ha fatto prima un passo indietro, poi due, poi tre. Il rischio è che ora le buone intenzioni vengono inghiottite da un fenomeno carsico. Che la scure dei tagli arrivi fuori tempo massimo e si debba addirittura tornare a votare nella prossima primavera per eleggere i nuovi amministratori locali. Una beffa? Una barzelletta? No, poco meno di uno psicodramma.
RISCHIO PROROGA
La commissione Affari costituzionali della Camera ha chiesto ieri alla capigruppo più tempo per votare il ddl “svuota-province”. La risposta si avrà non prima della prossima conferenza. Pochi giorni, certo: un rinvio dal 25 novembre al 2 dicembre. Ma che metterebbe a rischio l’approvazione del ddl in Aula. A quel punto c’è la sessione di bilancio, infatti, e per legge tutto il resto deve slittare. A lanciare l’allarme è lo stesso ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. Dice: «A parole sono tutti per l’abolizione ma nei fatti le cose sembrano stare diversamente. In primavere c’è una tornata elettorale e se non si approva la legge entro gennaio e il quadro resta indeterminato e incerto si voterebbe per organismi che andrebbero poi sciolti». E spiega: «E’ per questo che in capigruppo ho sottolineato che la legge deve essere approvata definitivamente entro gennaio: un rinvio non lo consentirebbe». In attesa di sapere come finirà ognuno va per la sua strada. Il ministro degli Affari regionali Del Rio è convinto che le Province si trasformeranno in 107 Agenzie dei Comuni. E Antonio Saitta, presidente dell’Upi, l’Unione delle province italiane appena può cita l’articolo 87 della Costituzione che ha previsto i 3 livelli di governo locale.
LOBBY IN AZIONE
Fatti inspiegabili nel frattempo ne succedono, eccome. «In molte regioni – nota il leader della Destra Storace – si continuano a caricare di competenza le province. Cosa si vuole fare? Abolirle? Mantenerle? Bisogna essere chiari una volta per tutte». Poco più di una settimana fa un rapporto del Censis definiva «la dimensione territoriale provinciale»la più adeguata «per dare identità». Dalla ricerca condotta dall’istituto di Giuseppe De Rita più che l’idea di una prossima cancellazione emergeva il contrario, «l’esigenza di mantenere e rafforzare un governo di area vasta unitario e coerente, assolutamente non limitabile ai territori delle province oggi destinante a tramutarsi in città metropolitane». Un attestato di solidarietà, è arrivato anche dai tedeschi della Provincia di Darmastadt-Dieburg: hanno lanciato un appello perché la loro provincia gemella di Firenze non venga abolita. Se si perderà altro tempo tutto lascia pensare che non resterà inascoltato.