Scisciano, Doppio appuntamento con la letteratura e le arti visive
Scisciano. Doppio appuntamento con la letteratura e le arti visive a Scisciano. La manifestazione avrà inizio alle ore 20.00 di sabato 2 luglio. Protagonisti lo scrittore Angelo Auriemma al suo secondo romanzo e Sofia Dell’Aversano Orabona con una personale di fotografia. Per l’evento, curato dal critico d’arte Pasquale Lettieri, è stata scelta la chiesa di San Giovanni Battista, location storica e preziosa, al centro della graziosa cittadina sciscianese. Assieme a lui, nel dibattito moderato dal giornalista Pasquale Napolitano, un altro relatore d’eccezione: il maestro Peppe Capasso.Non manca al tavolo dei lavori la presenza di amici e studiosi, oltre che delle autorità politiche del territorio tra cui l’On. Paolo Russo.Il racconto di Angelo Auriemma “Dalla coda del diavolo” è corredato da un saggio introduttivo del Lettieri e da due preziose testimonianze degli studiosi Rita Fattoruso e Raffaele Camposano, che scrive: “Il tuo racconto, – mutando il titolo dal libro di Sandro Veronese, potrebbe definirsi un caos calmo, perturbato da mille inquietudini, rumori, profumi, voglie, sapori ma, nel contempo, pacato flemmatico, ad andamento lento, cadenzato e ritmico, caldo e avvolgente come le atmosfere descritte da Gabriel Garcia in Cent’anni di solitudine”.Sofia Dell’Aversano Orabona, già attiva da diversi anni sulla scena della fotografia contemporanea, propone venti lavori della sua ultima ricerca, sotto il titolo di “Dionisiaca”. Scatti rubati con occhio poetico nei suoi attraversamenti in treno, quello della Circumvesuviana.“Sofia, – sottolinea il critico Lettieri -, propone scene metropolitane, di astrazioni e figurazioni date dalle misure del suo obiettivo. La dialettica delle sue opposizioni poetiche, entro cui viene a situarsi un intero universo immaginario, a lei riferibile, si associa ad una assoluta capacità di mettere in scena un frammento del visibile. Sofia offre la sua visione fotografica, rivolta sempre più verso una connotazione inquietante, facendo recitare al suo paesaggio ed agli inconsapevoli protagonisti umani, una sua parte dionisiaca, febbrile, proprio perché sembra non succedere niente e tutto è sospeso in una dimensione spaziale che è, anche, temporale, perché il tempo è la forma delle cose e la forma è sintassi dello spazio, grammatica della sua costruzione di un teatro dell’assurdo, dove il non accadere, diventa il suo esatto contrario, anche se ognuno può darne un’allucinazione. Sofia è una viaggiatrice instancabile, in corpo e anima, ma soprattutto un’artista capace di inserire la vita nel sogno e di fare del sogno, la dilatazione di un vedere che è saper vedere, che allarga gli orizzonti ad ogni ristrettezza, chiamandola col suo vero nome contemplazione”.Nel raccogliere la testimonianza del maestro Capasso, alla vigilia dell’evento, ascoltiamo: “L’arte nelle sue molteplici e sfuggenti manifestazioni, deve continuare ad essere strumento sociale, di aggregazione, di emozioni, sensazioni, linguaggi e follie, perché sempre così è stata e deve continuare ad essere, accomunando nella memoria”.
di Pasquale Napolitano